In fondo al suo cuore Michela lo sapeva. Sapeva bene che se avesse controllato quel cellulare avrebbe trovato qualcosa: una lei, più lei, un passato e anche un presente di dubbia moralità. Michela non voleva farlo, non avrebbe mai voluto farlo. A lei non interessava. A lei andava bene così. Michela voleva un marito.
Lo voleva per la festa di Natale da trascorrere con i suoi genitori e i suoi nipoti.
Lo voleva per fare la spesa il sabato e per portare l’acqua pesante in casa.
Per mostrarlo alle amiche e per avere una fede al dito. Lo voleva perché la faceva sentire al sicuro, abbracciata all’interno della stabilità coniugale. Per andare via di casa. Lo voleva come riscatto, come cura, come traguardo, come trofeo narcisistico e sociale, da esibire.
In fondo al suo cuore, Michela aveva più che chiaro che nel loro matrimonio mancava la fiducia: non si era mai fidata di quell’uomo anche se marito, e tanto meno gli aveva affidato le sue fragilità. Michela sentiva che in fondo quell’uomo parzialmente misterioso era un marito a metà.
Quella domenica mattina la tentazione fu troppo forte e il telefono di suo marito rimase per troppo tempo incustodito.
Michela
Michela nasce in una famiglia austera, senza luce. Imbrigliata in un clima di rigore, poco tatto e contatto. Va a scuola dalle suore che le instillano il dubbio di non essere mai abbastanza. Mai abbastanza bella. Mai abbastanza brava. Mai abbastanza amata. Mai abbastanza intelligente. Diventa donna, inizia a frequentare un liceo pubblico ma continua a guardarsi con lo sguardo giudicante della sua infanzia. Si vede goffa e impacciata e pensa che nessun ragazzo possa mai essere interessato a lei. Vive al mare con i genitori, e ogni mattina al suo risveglio consegna le sue pene alla risacca. Parla con le onde, grida all’orizzonte, piange e ride. Il suo sogno ricorrente è quello di andare via di casa, di trovare un uomo gentile, sposarlo e diventare madre. Michela non ha grandi sogni per sé stessa se non quello di avere un uomo da amare e da cui essere amata e protetta. Lei vuole una famiglia calorosa come quella che non ha mai avuto. Vuole cucinare per tutti, mettere la musica in casa, fare la pizza, inondare la sua casa del profumo del sugo e non solo dell’acro odore della salsedine del mare.
L’amara scoperta
Torniamo all’oggi e al suo matrimonio zoppicante.
La doccia continuava per un tempo infinito e invitante. Michela prende il coraggio a quattro mani, apre il cellulare del marito e inizia a frugare mossa da un’avidità inedita. Passava da una chat a una email, da una foto a una foto profilo. In un baleno da moglie digiuna di tecnologia si era trasformata in un’hacker.
In quel cellulare c’era tutta la vita, senza di lei, di suo marito. C’era un altro uomo. Un uomo altro. Uno sconosciuto. Michela era ufficialmente a pezzi. In fondo al suo cuore sapeva già che qualcosa non andava bene, ma vedere nero su bianco quella raffica di email amoreggianti con il resto del mondo l’aveva devastata.
Era venerdì, ero nel mio studio e stavo ultimando le cose da fare prima di chiudere e rincasare. Ero veramente stanca e mi ero riproposta di leggere le email durante il fine settimana. Ma quell’oggetto mi aveva incuriosita.
Ricevo una email inzuppata di sofferenza da parte di Michela con scritto: “ho il cuore spezzato, la prego mi aiuti”.
Sento il suo dolore, le rispondo, la invito a raggiungermi in studio la settimana successiva. Michela viene in studio. Era chiaramente provata da così tanta sofferenza. Aveva gli occhi scuri e liquorosi, cerchiati da due occhiaie nere profondissime. Le mani tremanti e la voce roca e sofferente come se non avesse più fiato in petto.
Mi consulta perché si sentiva frantumata, paralizzata, sgretolata in tanti piccoli pezzettini.
Era settembre un mese di transizione, uno di quelli che non perdona e inchioda alla verità del cuore. Più di gennaio, più di tutti. Era un mese color argento: il mare aveva già cambiato colore. Le onde si erano ritirate e avevano porta via con loro l’estate delle folle, dello schiamazzo, delle passerelle con i parei, della felicità dei selfie da mettere sotto l’ombrellone e postare su Instagram. Le giornate, a settembre, scorrono via più lentamente lasciando un retrogusto di aspettative e nuovi propositi per l’autunno e la vita che verrà. Adesso c’era solo lei, il suo dolore e il mare siciliano che vedeva ogni mattina dal suo balcone.
Michela non voleva più bagnarsi tra le onde della menzogna, delle approssimazioni, adesso era esigente e intransigente: voleva la verità del cuore e voleva conoscerla con me.
Senso di colpa, vendetta o cura?
Abbiamo iniziato un cammino fatto di incontri cadenzati e lacrime, di introspezione e fughe, di ricordi rassettati e cicatrizzati.
Dopo la rabbia è apparso il dolore. Pian piano, da acuto si è trasformato in sordo e cupo, ma era rimasto ancora lì, in fondo al suo cuore.
Eravamo giunte a novembre, i colori della nostra terra e la sua luce erano cambiati ancora, e insieme a loro stava cambiando la psiche di Michela.
Finalmente iniziava ad apparire la capacità di introspezione e anche di elaborazione. La ricerca del colpevole lasciava timidamente il posto alla ricerca delle cause che avevano facilitato il processo separativo che aveva poi aperto la porta del cuore e della stanza da letto all’amante di suo marito.
Dopo la tempesta
Dopo la tempesta e le mareggiate appaiono i detriti. Il dolore profondo causato dal tradimento – Michela non si conosceva, era abituata a scappare da tutto, anche da sé stessa e dalla sua famiglia d’origine soprattutto – aveva lasciato dei detriti emotivi insopportabili e non sotterrabili.
Erano talmente ingombranti da non poter essere rimossi, così era finalmente obbligata a doversene occupare.
Povero cuore di Michela
Povero cuore, ingannato così tristemente e per di più consapevole di esserlo. Si accontenta di trovare il vero nel finto, le parole che abbracciano e scaldano scorporate da un partner vero. Ma adesso Michela aveva detto basta. Basta al dolore. Basta alla finzione. Basta al compromesso del vivere.
Siamo in cammino, questa volta insieme, verso la verità, l’autenticità. Michela ha già fatto pace con la sua infanzia, con i genitori algidi e le suore punitive. Guarda con affetto e profonda tenerezza a quella sé goffa e un po’ in sovrappeso del passato.
Ha compreso che può vivere anche senza amore, almeno per adesso.
Ha realizzato che si può vivere bene anche senza finzioni, senza recite, senza un marito per finta. Si vive e sopravvive benissimo.
Il mondo resta uguale, il mare resta uguale, il cielo rimane azzurro e non sbiadisce, lei è più libera e autentica.
Adesso sente i suoni, gli odori, i colori. Il giallo del sole è più giallo. Il sole è più caldo. La pioggia più bagnata. Il mare più mare nella sua profondissima immensità.
Vivere dopo l’amore per Michela è come essere stata tirata fuori dal congelatore.
Vede e sente tutto: i suoni sono meno distorti e meno deboli, le immagini non sono più sfocate e lontane. Ha messo a fuoco tutto, soprattutto sé stessa. E io mi sento felice di essere al suo fianco.
8 Commenti. Nuovo commento
Dottoressa lei è sempre unica ha raccontato in maniera straordinaria la storia di Michela. E da una donna distrutta ha saputo, con il suo amorevole supporto, fare nascere una nuova donna, forte felice e che finalmente ama la natura, la vita.
Lei è fantastica e scrive meravigliosamente. Grazie per tutte le persone che aiuta a ritornare e risorgere ad una nuova vita alla vita.
Grazie per le belle parole.
Lei è molto cara!
Sono d’accordo che i suoi scritto sono sempre molto bene articolati e scritto benissimo.
Ma quindi è solo rinata Michela ma non la coppia? Mi piacerebbe leggere di più storie di successo di coppie dopo il tradimento. Altrimenti sembra che una volta che avviene in tradimento si sia solo destinati all’infelicità se si continua a stare assieme o solo alla separazione.
E invece, è un percorso arduo, si può costruire un secondo capitolo con la stessa persona ma su basi nuove.
Cerchi nel sito, trova tante storie anche a lieto fine. C’è veramente tanto ma tanto materiale.
Non può trovare tutto quello che cerca in un uno scritto. Ogni argomento è trattato da più angolature e prospettive in più riprese e più scritti. Se invece ha delle dubbi personali da dipanante, richieda una consulenza a un professionista. Ogni persona e ogni coppia sono un universo unico.
Un caro saluto
La ringrazio. Non so se sono incapace di navigare il suo sito ma per ora non ho trovato molto sulle storie di successo della coppia dopo un tradimento/vita parallela. Cercherò meglio.
È sempre un piacere leggere i suoi scritti.
Buongiorno, vorrei approfondisse questo aspetto: una sorta di ossessione nelle fantasie sessuali su situazioni in cui il partner tradisce, ripete comportamenti promiscui ingannando le donne. Perché l’emergere di simili fantasie in una donna che ha subito tradimenti e menzogne da parte dell’ex partner, anche in una situazione in cui ha troncato totalmente la relazione ed ogni comunicazione?
Buongiorno,
qualunque approfondimento, anche il capitolo di un libro, non le servirebbe a niente.
Le servirebbe, invece, una consulenza individuale: luogo della reale chiarificazione e del cambiamento.
Un caro saluto
Ha davvero saputo raccontare con eleganza, poesia e garbo il dolore enorme di una persona, che non è solo un dolore matrimoniale ma è un dolore che parte molto prima. Sono diventata “amante” per caso, tanto che non mi ci risento proprio in questa parola, e leggendo questa storia leggo un pò la mia e quella della mia “avversaria”, in particolare di quest’ultima. Amo troppo me stessa e la vita per essere rilegata in questo ruolo, forse io e l’altra abbiamo un vissuto famigliare simile e proprio per questo trovo estrema comprensione e senso di colpa, ma al tempo stesso mi chiedo perchè non trovi la forza di volersi bene. Per me è stato un percorso lungo, e ora come non mai sono felice di aver intrapreso quel percorso. La situazione attuale non rispecchia quello che sono diventata, o meglio, quello che sono sempre stata senza saperlo. Non accetterò mai a lungo questa situazione (anche se leggendo l’articolo su Camilla un pò mi rivedo anche in quello!) e il mio invito è quello di cercare la vera felicità. L’amore che qualcuno non ci ha dato ce lo possiamo donare noi stessi. Ce lo dobbiamo!