Gli amori asimmetrici affascinano e seducono. Catturano e circumnavigando i meccanismi di difesa della psiche, ma spesso fanno ripiombare negli gli abissi dell’abbandono e del dopo. Rapiscono e fanno male.
Ricordano il nostro caro Edipo di freudiana memoria, e trascinano violentemente nelle terre dell’infanzia. Luogo dal quale ha origine tutto: fragilità psichica e scelte amorose postume.
Andare a letto con il capo, per esempio, è una scelta amorosa che regala emozioni violente e virulente, drammaticamente audaci, perché incarna una dinamica asimmetrica e sperequata.
Questi amori così intensi implodono su sé stessi per l’assoluta mancanza di equilibrio e di futuro.
Lo stato dell’arte dell’amore oggi
L’amore sembra essere una malattia endemica, in costante espansione, ma di breve durata in forma acuta. Parlare d’amore, oggi, è davvero audace, forse, anacronistico, decisamente trasgressivo. (Ma io ho deciso di scriverne, sempre. Segui la mia rubrica su La Stamp: Amore non è solo amare).
Non tutti gli amori sono uguali: alcuni sono sani, altri meno, altri ancora letali e tossici dispensatori di quote di malessere e di strazio.
Questo sentimento, importante e totalizzante, porta con sé non poche ripercussioni quando viene a essere vissuto e agito nell’ambito lavorativo.
Tanti suggerimenti e consigli vengono elargiti da persone più esperienti come i genitori, gli amici e i colleghi più navigati; ma nessuna ammonizione o strategia comportamentale riesce ad arginare il tumulto emozionale amore-correlato.
Quante volte abbiamo sentito frasi ammonitorie e censorie come:
“Non confondere mai lavoro e sentimenti”
“Meglio evitare fusione e confusione tra aspetto lavorativo e amoroso”
“Scindere e rispettare i ruoli”
“Mai con il collega o peggio ancora con il capo…” e così via.
Sono veramente tante le frasi fatte che si tramandano da genitore in figlio, frasi sagge, ma oramai tanto ridondanti da far parte dei luoghi comuni correlati al rapporto tra “eros e attività lavorativa”. Tra eros e buon senso, tra sessualità e postumi.
Il luogo di lavoro, sede simbolica, ben altra da quella familiare, è l’ambiente più a rischio di innamoramento e flirt tra amorosi sensi.
Gli uffici o gli ospedali diventano i contenitori perfetti per creare un incontro, e per di più duraturi nel tempo.
Sono sede di relazioni intime a sul piano emotivo, relazionale e concreto.
Sono davvero tante le relazioni d’amore che nascono in luoghi lavorativi.
Il lavoro, qualunque esso sia, si svolge solitamente in un ambiente dove difficilmente si indossano tuta e pantofole, dove non si cucina, non si svuota il cesto della spazzatura, non si pagano le bollette e non si condividono i problemi reali della vita famigliare.
Sono dei luoghi deputati alla performance, alla rappresentazione migliore di sé, alla cura della mente e del corpo. Al contatto con il pubblico.
Amore, sesso e lavoro
L’ambiente lavorativo è deputato ad altri tipi di condivisioni: spazio-tempo che abbraccia e contiene le rispettive fragilità psichiche, e al tempo stesso, i rispettivi progetti lavorativi, a medio o lungo termine.
Nascono legami amplificati da una dimensione di alleanza, di sostegno reciproco, di conforto amplificato da dolci seduzioni.
Sul posto di lavoro, moltissimi uomini e donne, sono veramente autentici; si manifestano in pubblicano con la loro personalità in toto, senza compromessi o smussature, e senza la necessità di adattarsi per il quieto vivere familiare.
Andare a letto con il capo, i rischi del dopo
Quali le complicanze e soprattutto quali rischi scaturiscono da una separazione della vecchia coppia capo-dipendente? Collega-collega?
Il lavoro cambia odore e sapore, viene svuotato di quell’atavica fascinazione ed erotizzazione. Diventa lavoro e basta.
Nessun buon giorno e nessun buon lavoro, nessuna pausa caffè o scambi via etere per azzerare le distanze fisiche, tutto ritorna dolorosamente allo status quo ante la nascita di quell’amore. Le strategie antidolorifiche sono le più svariate: dall’evitamento alla ripicca, dalla gelosia al far diventare già che un tempo era amore semplice e innocua amicizia.
Diventa necessario che gli ex partner imparino a riprendersi in carico quelle parti psichiche investite sull’altro. Quelle parti nate grazie a quell’amore, a quello scambio emotivo e cognitivo, a quella sofferenza e a quell’abbandono.
Arginare, per quanto sia possibile, pettegolezzi, colpi di coda da attacco auto di gelosia, da rabbia efferata e da amarezza per cercare di abbracciare la disillusione.
Il dopo amore con il capo diventa un campo minato, un vero campo di battaglia. Tra vendette trasversali e atroci gelosie, il luogo di lavoro – e il lavoro in sé – ne può risentire.
Si cerca, ove possibile, di scindere l’amore dall’attività lavorativa, dalla condivisione e dai progetti comuni, perché a relazione conclusasi, ogni protagonista di quell’amore dovrà camminare con le proprie gambe, senza condivisioni, complicità, affascinanti sublimazioni, che aiutavano ed erotizzavano l’attività lavorativa.
Da quel momento in poi, tutto sparirà nel nulla: apparirà la fatica, la noia, la solitudine e il lavoro tornerà a essere lavoro. Semplicemente.
Il mobbing post-erotico: seduzione e abbandono
Il dopo non è immune da rischi e da sofferenze. Esiste, inoltre, una sorta di mobbing post erotico durante il quale i partner si fanno gli sgambetti, si pedinano e si danneggiano vicendevolmente, dimenticando di essersi amati.
Il dopo porta a rileggere tutto con uno sguardo miope e screditante, non aderente alla realtà e al sentimento; uno sguardo accecato dal dolore, dall’abbandono e dall’acredine, come se il dopo togliesse valore a quanto vissuto.
I protagonisti di quegli amori dovrebbero avere una grande serenità d’animo e una non comune maturità per non rinnegare l’accaduto, nonostante i postumi del dolore provato.
Il valore di un incontro e di un amore non dipende da quello che accade il giorno dopo.
Come ogni separazione, anche quelle che si consumano sul posto di lavoro, attraversano varie fasi, dette per l’appunto di elaborazione del lutto.
Sono fasi psichiche dolorose, spesso non seguono un percorso lineare e univoco, a causa dell’obbligatoria frequentazione.
Si tratta di fasi durante le quali ogni protagonista della storia d’amore dovrà riprendersi le proprie parti proiettate sull’altro, parti psichiche che l’altro ha fatto nascere e ha nutrito; quote di sé, le più intime e fragili, che l’amato ha saputo fare proprie.
L’alchimia di un incontro, sigillata dalla condivisione lavorativa, dalla lealtà e dagli orgasmi da pausa pranzo, rendono questi amori intensi e strazianti.
Quando questi amori giungono al termine, la separazione può essere vissuta come una vera e propria lacerazione.
Dopo il dolore e abbandono subito o voluto, i due partner dovranno avere una grande energia e forza d’animo per inventarsi un presente, quando il futuro sembra più una minaccia che una speranza, nel tentativo di mettere in salvo sé stessi e il loro posto di lavoro.
1 Commento. Nuovo commento
Mio marito ha avuto una lunga storia sul luogo di lavoro. Molti sapevano delle loro trasferte insieme. Le regole aziendali vietano relazioni tra colleghi. Oltre ad avere avuto voli, alberghi e cene pagati dall’azienda hanno pure avuto delle promozioni nel frattempo e quindi nessuna conseguenza per entrambi per aver utilizzato strumenti informatici aziendali per fini privati ed aver fatto finanziare all’azienda viaggi assolutamente non necessari.
A mia consolazione nulla è stato speso dei soldi destinati alla famiglia per i loro incontri clandestini. Ho provato il vomito per quella doppia vita. Ma come si fa a pensare sia amore quando se non c’era la trasferta non c’era il nulla?