Alcuni amori fanno crescere, altri devastano, altri indossano i panni di Caronte.
Fanno traghettare. Ci sono amori che nascono per dare vita al cambiamento, che si insinuano sotto pelle e che giungono nella vita del destinatario in un momento di particolare fragilità o immobilismo dell’esistenza. La persona sbagliata nel momento giusto, come spesso accade. Il rituale ipnotico dell’amore ammansisce la voglia di indipendenza, la avvolge e la intrappola nelle maglie del bisogno dell’altro, così, la totalità del sentimento vince su tutto. Questi amori vengono visti sotto la lente d’ingrandimento del bisogno, vengono iper investiti di tantissimo altro di quanto non siano davvero. Sono amori violenti e virulenti, amori che destabilizzano, muniti di cardiopalmo e di trasgressione. Amori che traghettano.
Dove, come, quando
Quando la coppia aveva archiviato del tutto la speranza di un cambiamento, quando le scuse da talamo coniugale avevano reso le giornate e le nottate tiepide, noiose e annoiate, quando il rimpianto aveva occupato tutte le stanze, ecco che una crepa – nell’uno o nell’altro membro della coppia – crea un varco, e apre al nuovo.
Un amore traghetto entra dalla porta principale, quella della solitudine, non ha bisogno di circumnavigare i meccanismi di difesa della psiche, né le paure, perché non sarà lui il destinatario finale del cambiamento. Lui sarà solo un tramite. Un mezzo. Un ponte che traghetterà, adoperando la benzina ormonale ed emozionale, il partner stanco e annoiato, altrove. È un amore che calpesterà tutto quello che oserà opporsi alla virulenza del suo sentimento: sensi di colpa, razionalità, buonsenso, figli piccoli e genitori anziani, la paura da alimenti. Si travestirà da principe azzurro, con il mantello del “per sempre”, e regalerà il bouquet dell’amore eterno. Utilizzerà tutti i mezzi, leciti e illeciti, per far sì che si attivi un cambiamento. Utilizzerà la passione dimenticata, farà leva sulle emozioni sbiadite, sul corpo reso invisibile dal tempo e dall’abitudine. Esploderà in tutta la sua forza.
Questo amore diventerà un luogo dell’anima, anche se a termine. Il partner incendiato e inebriato da così tanto amore, sarà muto e nudo di fronte a così tanta enfasi. Questo amore, però, prima o poi, si sbiadirà, e tornerà alla sua funzione primaria: essere Caronte, traghettare.
Evasione sentimentale, chi tradisce chi
Non sempre gli amori emozionalmente estinti o collerici vengono velocemente archiviati con il timbro dell’oblio. Talvolta la coppia in crisi non si accorge in tempi brevi di essere a rischio di tradimento o di estinzione, oppure di essere veramente in crisi, dovrà essere travolta e stravolta da un’evasione sentimentale. Tradimento che sancisce l’inizio ufficiale della crisi.
Una sorta di uragano estivo che spazza via tutto, passato e presente incluso.
A tradimento conclamato e scoperto verrà inaugurata l’apertura della stagione della caccia: la caccia alle streghe. Verrà trovato il colpevole, o la colpevole, della fine di un amore.
Il colpevole sarà alto o basso, intellettuale o muscoloso, bello e dannato, e ancora, narciso e modaiolo, oppure, bionda e burrosa o bruna e gheisha, e così via.
Finalmente il colpevole, anzi il fedifrago, avrà un volto e un’identità, e il partner tradito verrà immediatamente assolto dalle sue colpe pregresse, che transiteranno velocemente e irreversibilmente nel dimenticatoio.
Separarsi non è facile. Nella terra del non detto
Gli addii dolorosi e travagliati lasciano sempre una scia di rabbia, delusione e disillusione, e il dopo corre il rischio di danneggiare il prima. L’amante-traghetto avrà lavorato a lungo sotto soglia, avrà incendiato l’inconscio sopito e la sessualità dimenticata, avrà regalato forza ed energia per transitare altrove. Un altrove che spesso corrisponde a sé stessi.
Che fine farà il nostro Caronte con il suo mantello azzurro?
L’amante-traghetto, tanto bramato e desiderato, a crisi conclamata verrà catapultato dall’idealità alla realtà e verrà illuminato dalla lente spietata e d’ingrandimento della luce del sole (In psicologia: “esame di realtà”).
Così, come spesso accade, Caronte perderà di fascinazione e di seduzione ma avrà comunque portato a termine il suo compito: traghettare il partner infelice e immobile a una nuova vita, senza il partner di sempre.
Il dopo: sulla lava non nasce un fiore
Passata la bufera esistenziale, il partner che ha agito il tradimento si ritroverà con un nuovo compagno dall’estraneo sapore, con la malinconia per il partner abbandonato, e dovrà fare i conti con una girandola di emozioni non sempre dalla facile lettura. Quando finisce un amore, i partner dovranno, che gli piaccia o meno, attraversare le lande della solitudine ed elaborare il lutto, evitando pericolosi e inutili agiti sessuali. Senza l’elaborazione del lutto non può esserci un nuovo amore. Il rischio maggiore della non elaborazione del lutto sarà quello di passare da un partner all’altro nel tentativo di trovare un adeguato sostituto del precedente. Il successivo rinforza il precedente.
Così, ogni profumo o canzone, ogni vacanza o nuova intimità, porterà il partner traghettato velocemente nelle terra della libertà, in uno stato di confusione emozionale e di malinconia, e ogni nuovo evento lo riporterà nelle terre del passato maldestramente rimosso.
Ogni amore che muore è un lutto senza bara, così la fretta verso una nuova possibile condizione di stabilità amorosa, non fa altro che rinforzare il passato appena seppellito.
La ricerca del partner perfetto, o perfettamente matrimoniabile
Dopo anni di un amore compromesso, caratterizzato da scelte giovanili o dall’unione di due rispettive solitudine, il percorso verso un amore adulto non è immune da resistenze e paure.
La paura del tradimento, la paura della sofferenza e dell’abbandono, e la paura di un nuovo fallimento. L’amore inoltre funziona a specchio. Ogni protagonista della coppia vede nell’altro ciò che ha dentro di sé. Chi ha vento vede tempesta. Chi ha il tarlo della gelosia vede il tradimento. Chi ha la cattiveria vede l’astio. Chi ha la disonestà vede l’imbroglio.
Chi è avaro vede lo sfruttamento. Chi è risolto vede l’Altro.
Questo, però, accade di rado. In psicologia si chiamano proiezioni, e muovo le fila dell’amore.
Gestire la separazione
Gestire la separazione nell’epoca dei legami liquidi, del divieto di invecchiare e degli amori usa e getta, diventa una competenza emotiva importante, anche se complessa.
Senza tradire o tradirsi. Senza strappi e fratture. Senza farsi troppo male o fare male. Senza rimuovere o uccidere. Talvolta la separazione diventa, paradossalmente, il vero successo di una terapia di coppia.
Il bello e dannato e il matrimonio in panne
Lina è una donna ingegnere, giovane e intraprendente. Prossima alle nozze. È fidanzata da dieci anni con un uomo tollerante, un perfetto futuro marito, dolce e affettuoso, e sin qui tutto sembrava andare bene. Durante il cammino della sua vita, Lina incontra un altro uomo con caratteristiche psichiche totalmente diverse dal precedente. È un uomo colto, dalla simpatia travolgente, sfuggente, focose.
Un passionale. Quest’uomo le ha totalmente stravolto la vita. La mia paziente ha smarrito la capacità di raziocinio e ha iniziato a sentire, per la prima volta, più che a capire. La donna estremamente razionale che ha sempre abitato in lei ha perso il controllo. Lina era una donna sin troppo razionale, quasi algida, con un bisogno estremo di avere tutto sotto controllo: impermeabile alle emozioni. La madre di Lina, a sua volta, era stata una donna estremamente manipolatrice. L’aveva cresciuta a pane e sensi di colpa e l’aveva resa una guerriera. Questo secondo uomo compare e scompare nella vita della mia paziente, la seduce, l’abbandona, la riporta a sé. È un uomo sposato. Lina aveva totalmente smarrito la lucidità. Aveva messo in crisi la sua vita lavorativa, sentimentale, il suo imminente matrimonio. Quest’uomo, bello e dannato, sembra essere entrato nella sua vita per squadernarla del tutto. La storia di Lina era una storia di vita che ricordava una tabella di marcia di tipo militare. Non c’era spazio per lo sbaglio, per un mal di testa, per un amante o una crisi all’improvviso, per un ripensamento.
Quest’uomo sposato e irraggiungibile, forse proprio perché sposato e irraggiungibile, aveva preso in giro i suoi meccanismi di difesa; aveva preparato con cura il terreno per fare decollare l’eros e la passione. L’aveva sedotta e anche abbandonata. Nonostante tutto, la mia paziente e io gli siamo molto grate, perché è grazie a questa nuova linfa vitale che la mia paziente aveva avuto il coraggio di mettersi in discussione, di stravolgere la sua vita preconfezionata. Adesso si è resa conto che essere single non è una malattia contagiosa, non significa essere diversa, ma significa ascoltarsi e prendersi una pausa dal “si deve” imposto dalla madre e dal sociale.
Il precariato amoroso, così come amiamo chiamarlo in seduta, le fa compagnia da qualche mese, ma questa lunga pausa di riflessione non è più una minaccia per il suo equilibrio psichico, ma una risorsa. Adesso è pronta per arricchire il suo curriculum erotico e ha voglia di guardarsi dentro più che fuori.
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Sono stata inconsapevolmente un amore-traghetto. Quasi quattro anni di qualcosa che per me rappresentava finalmente il vero amore e il vero legame che avevo aspettato per una vita intera, dopo tanti fallimenti e un divorzio alle spalle. Lui, sposato, pian piano ha cominciato a dedicare sempre più tempo e spazio a noi, ad esser parte di un ingranaggio e di una nuova famiglia, mentre la moglie seguiva il proprio cammino, apparentemente lontano da lui. Poi un giorno lei gli ha confidato di sapere di noi e di non essere arrabbiata, di accettare la situazione. E lui non ha più avuto bisogno di me per comprendere che era “libero” pur restando sposato. Io ho perso. Sono diventata trasparente da un giorno all’altro (non per dire eh! proprio da un giorno all’altro!) e buttata via perchè non servivo più. Ancora non me ne faccio una ragione, ma sento di aver davvero cominciato a perderlo quando, spiegandoglielo giorno dopo giorno, ad un certo punto è riuscito a sfilarsi la fede dal dito e a non rimetterla più. Gli ho forse fatto il dono più grande che potessi fare: portarlo a comprendere che non doveva dipendere da convenzioni e contratti, che poteva cercare di essere felice. Ma il prezzo che ho pagato è stato altissimo: gli ho insegnato a camminare e, appena ha messo le scarpe, ha deciso che non aveva più bisogno di tenere la mia mano.
Ed io resto con il nulla e con la convinzione che, a quasi 50 anni, non sarò più in grado di fidarmi di nuovo di qualcuno. Non ero fatta per fare l’amante e di certo non son fatta per fare la traghettatrice.
Cara Signora,
grazie per la Sua testimonianza.
Le auguro di cuore di vivere un amore a tempo pieno e longevo!
Anche fare da Caronte, insegna qualcosa: come non esserlo più..
Un affettuoso saluto.
Sembra la storia della mia vita….
Buongiorno dottoressa,
la leggo da pochi giorni, perché da pochi giorni ho smesso, contro la mia volontà, di essere una donna traghetto.
E sì, tutto ciò che Lei ha scritto mi rappresenta in ogni singola parola, con la sola differenza che io percepivo il rischio, sapevo che quell’amore traghetto così intenso, vero, incorniciato da parole mai sentite prima di allora, promesse di eterno amore, di “e vissero felici e contenti”, di “se non ci fossi tu in questo momento mi lascerei andare“, altro non era che io modo per staccarsi dal vecchio (un matrimonio finito) e ricominciare con il nuovo (una nuova storia d’amore).
Vorrei solo ripristinare la dignità della traghettatrice, che non traghetta solo per colmare esigenze narcisistiche o abbandoniche, né per rimpolpare la ferita dei non amati. Spesso è vittima di un illusione d’amore talmente intensa che la ragione potrebbe rubricare in semplice follia.
Io, donna traghettatrice, ero semplicemente, follemente, innamorata di un uomo che cercava se stesso e non me, che cercava un equilibrio per ricominciare, che si è totalmente appoggiato a me per approdare in un nuovo porto, quello dell’amore adulto e probabilmente più razionale.
Non rinnego niente, perché in cuor mio sapevo, Ma, l’unico vero ma, nonostante l’epilogo e il dolore insopportabile, dal sapore amaro dell’inganno, dalla consapevolezza di essere stata una traghettatrice crocerossina, forse ripeterei tutto. Perché in quegli anni ho amato e mi sono sentita amata come non mai . Ora il dolore per L inganno amoroso è insopportabile, ma rifarei tutto nel bene o nel male. Grazie per i suoi articoli, lei illumina il mio periglioso cammino e acquieta la mia coscienza.