Sindrome post orgasmica maschile, la POIS, tra falsi miti e realtà

Sindrome post orgasmica

“Tesoro no, questa sera no, ho mal di testa”.

Una delle più ridondanti scuse da talamo coniugale, utilizzata soprattutto in passato dalle donne per eludere l’intimità e la sessualità, adesso, si estende al genere maschile.
Alcuni uomini, a causa di disfunzioni sessuali mal celate, si vedono costretti, loro malgrado, a evitare i rapporti sessuali per non affrontare l’ansia e lo sconforto da disagio sotto le lenzuola.
Atteggiamento evitante che si estende anche alla sindrome post-orgasmica, sindrome poco conosciuta ma in costante aumento tra gli uomini.
La sindrome post-orgasmica è stata descritta per la prima volta nel 2002 da Waldinger e Schweitzer, in seguito, uno studio dell’Università di Tulane – USA – pubblicato sulla rivista Sexual Medicine Reviews riprende il controverso argomento e approfondisce lo studio della sintomatologia.

Sindrome post orgasmica, come riconoscerla

L’uomo che ne soffre prova pudore nel raccontare questo suo stato di disagio, ammanta la comunicazione con la tanto abusata omertà maschilistica.
Nell’immaginario collettivo la sessualità maschile viene associata a una dimensione performante, di potenza fallica, nonché, immune da disagi o da dolori post orgasmici.
La latitanza diagnostica accompagna questi uomini nella terra del non detto, prende il posto della consapevolezza e della possibile cura, fino a farli approdare a una dimensione di assenza di sessualità.
Il paziente che soffre di sindrome post orgasmica lamenta dolori simili a quelli influenzali, malessere diffuso e febbre, mal di testa e dolori muscolari, stato confusionale e sbalzi d’umore, malessere talmente ingravescente da diventare uno stato psicologico compromesso, caratterizzato da difficoltà di concentrazione e marcata irritabilità.
Il malessere, solitamente, persiste per circa una settimana dopo il coito inquisito, per sparire del tutto con l’eiaculazione successiva.
La latenza temporale tra un’eiaculazione e un’altra viene vissuta dal paziente con grande sconforto e confusione. L’uomo che ne soffre non sa cosa gli stia accadendo, brancola nel buio, sta male e, soprattutto, vive male l’intimità e la sessualità.

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Il corteo sintomatologico viene chiamato Post-Orgasmic Illness Syndrome (POIS)

La diagnosi è davvero molto delicata, infatti, oltre alla presenza o meno dei sintomi correlati alla sindrome si deve obbligatoriamente analizzare la struttura di personalità del paziente per escludere che trattasi di un paziente con struttura di personalità nevrotica.
La consulenza psico-sessuologica diventa indispensabile per prendere in carico la sofferenza del paziente e della coppia, per dare un nome al suo disagio e per analizzare le altre stanze della vita affettiva, psichica, sessuale e amorosa del paziente.
Momento di ascolto empatico e diagnostico che va ben oltre i sintomi offerti.
Può anche capitare che il paziente associ la sessualità a una dimensione di peccato, di sporco e di colpa, vissuto che amplifica il disagio psico-corporeo.
La sindrome può essere primaria o secondaria – manifestarsi sin dai primi rapporti sessuali o comparire in un secondo momento dopo anni di assoluta serenità e salute sessuale -, può anche estendersi alla dimensione autoerotica.

La POIS Post-Orgasmic Illness Syndrome: diagnosi e cura

La sindrome post-orgasmica appartiene alle malattie rare, così, la maggior parte delle persone non sa nemmeno di cosa si tratti; per questo motivo l’uomo che ne soffre non sa a chi rivolgersi, e non sa se il suo disagio ha davvero un nome o è frutto di un suo delirio momentaneo.
La riservatezza della sofferenza e il non approdare in studio da parte dei pazienti sfociano in un numero estremamente ridotto di diagnosi e di pazienti presi in carico.
L’eziologia è ancora da studiare, le ipotesi più attendibili sembrano essere due: quella psico-somatica e quella allergica.
La seconda ipotesi associa la sindrome a una sorta di malattia autoimmune o di reazione allergica.
Il paziente che ne soffre diventa allergico al proprio liquido seminale.
Quando il paziente entra in contatto con la sua eiaculazione – pelle o altre parti del corpo – appaiono i sintomi.
L’uomo viene colonizzato da un vissuto controverso e nefasto rispetto alla dimensione del piacere, prova la sgradevole sensazione di avere un nemico a bordo e, soprattutto, di non possedere nessuno strumento per riappropriarsi del piacere.

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Come si comporta l’uomo che ne soffre

L’uomo che soffre di POIS, in un primo momento, non comprende cosa gli stia accadendo, nel tempo, però, malessere dopo malessere, inizia ad associare la dimensione del piacere alla sofferenza postuma e diventa evitante.
Riduce i rapporti sessuali e riduce anche l’attività autoerotica nel tentativo di proteggersi dalla sofferenza.
Questi uomini, in realtà, non presentano nessuna disfunzione sessuale: non hanno nessuna compromissione della fase del desiderio, della fase dell’eccitazione, e nemmeno della fase dell’orgasmo e dell’eiaculazione.
Il disagio, e per di più marcato, avviene dopo, in fase post-orgasmica.
Il coito per questi uomini ha un retrogusto dall’amaro sapore, così, nel tempo, metteranno in scena le più svariate strategie per non sperimentarlo più.
Il compito di noi clinici è quello di formare e informare, con uno sguardo attento finalizzato al recupero del benessere e della qualità di vita di chi si rivolge a noi.
Affrontare le derive della salute sessuale diventa l’unica strada per giungere a una nuova e più funzionale comunicazione su temi così importanti e spesso poco conosciuti, al fine di restituire chiarezza diagnostico-terapeutica e una strada da poter intraprendere.

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