Tutta la verità sugli italiani a letto. Rapporto Censis-Bayer

Italiani a letto

Più frequente, più variegato, con più partner, con note di peccaminosa sessualità.
Così dicono degli italiani a letto. Ma siamo certi che la varietà sia sinonimo di felicità?

Qualche dato degli italiani a letto

L’80% pratica senza perplessità alcuna il sesso orale.
Il 67% pratica la masturbazione reciproca durante il rapporto.
Il 46 % adopera un linguaggio audace durante i rapporti per rendere la sessualità più ludica e meno noiosa.
Il 33 % pratica la sodomia.
Il 24 % si intrattiene in giochi erotici con oggetti vari, cibi o alcool.
Il 16 % scatta foto o registra video durante i rapporti.
Il 16 % fantastica apertamente con il partner su altri possibili partner, adoperando l’immaginario come spezia afrodisiaca.
Il 13 % ha rapporti sessuali a tre o più persone.
Il 12 % pratica il bondage o il sadomasochismo, tra dominanza e sottomissione.

Da ieri a oggi. Deriva o conquista?

Questo e tanto altro è quanto emerge dal Rapporto Censis-Bayer sui nuovi comportamenti sessuali degli italiani a letto. Rapporto lungo e frastagliato che dovrebbe testimoniare una maggiore felicità sessuale, conseguente a una conquistata libertà.
Un’analisi dettagliata e completa della vita privata delle coppie e dei single, dell’immaginario sessuale, delle abitudini più in uso e di quelle più bizzarre.
Indagine coraggiosa che viene pubblicata a vent’anni di distanza dall’ultima grande ricerca sulla sessualità degli italiani. Il lasso di tempo trascorso da una ricerca all’altra ci fornisce elementi sulla società e sui cambiamenti sociali, e di conseguenza sulle relazioni e i generi.
Dai dati emerge una maggiore liberalizzazione degli usi e costumi sessuali, ma non sempre questa conquista corrisponde a un ritrovato benessere sessuale, a un clima di complicità di coppia e di conclamata felicità.

La pornografia imperversa e le donne scindono la sessualità dal sentimento

Un grosso capitolo è stato occupato dalla pornografia e i suoi utilizzi, o supplenze affettive e più svariate compensazioni.
Sembra proprio che la visione di filmografia porno, da soli o in compagnia, sia stata del tutto sdoganata, e dalla sfera del proibito si è trasferita nella terra del facile uso. O abuso.
Vent’anni fa le donne che separavano il sesso dall’amore erano il 37,5%, oggi sono aumentate al 77,4%, dato che però mal si sposa con la clinica che testimonia, invece, una grande solitudine amorosa e sessuale.
Per le donne di oggi diventa molto più facile trovare qualcuno con cui fare sesso che un uomo a cui aprire il cuore e con cui poter vivere una sessualità scaldata dall’amore.
Tra gli uomini il dato è aumentato sino ad arrivare dal 61,9% di allora all’81,8% di oggi. Numeri allarmanti che lasciano trasparire e presagire una grande solitudine del cuore e del corpo.
Dati che, a mio avviso, non testimoniano una conquista ma una deriva. La concretizzazione di un elevato livello di solitudine, mal di vivere e analfabetismo amoroso e sessuale.

Spezzone di una consulenza al femminile

Francesca, anni 38, separata e sola. Si definisce single.
Francesca mi consulta per un quadro di anorgasmia, non riesce a raggiungere l’orgasmo con nessun uomo; la risposta orgasmica è presente soltanto durante l’autoerotismo.
Il suo matrimonio si è concluso a causa di un tradimento del marito, che in realtà è stato l’ultimo di una lunga lista.
Dopo il divorzio, Francesca inizia a vagare da un corpo a un altro, ma questo suo vagabondaggio, scisso dal sentimento e nutrito dalla paura dell’amore e dell’abbandono, non cura la sua anorgasmia, ma nutre la sua solitudine.
Francesca si definisce una donna libera, audace, e sostiene di non aver bisogno di amore e di coinvolgimento per accedere alla sessualità.
In realtà, Francesca, ha paura d’amare, di essere tradita e abbandonata; in questo caso, la sua scelta più o meno consapevole di scindere la sessualità dal coinvolgimento rappresenta una scelta difensiva. E l’anorgasmia una possibile conseguenza.

La contraccezione, la grande assente

Il 63,3% di soggetti con un’età compresa dai diciotto ai quarant’anni ha avuto rapporti sessuali completi non protetti. Quindi ad alto rischio di malattie sessualmente trasmissibili e di gravidanze non desiderate.
I dati ottenuti cercano di tradurre la fuga dalla contraccezione in motivazioni.
Varie ed eventuali.

  • Perché’ non avevano a disposizione un contraccettivo (22,5%).
  • Perché amano il rischio (18,1%).
  • Perché non pensavano che ci sarebbero state grandi probabilità di incorrere in una gravidanza indesiderata (17,9%).
  • Perché hanno delegato la decisione, o meno, al partner del momento. Il 15,1% dei partner ha preferito non utilizzare il preservativo.
  • Il 33,9% degli uomini e il 23,3% delle donne percepiscono la contraccezione come una limitazione, una scomoda abitudine che depotenzia il piacere e l’intimità
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Spezzone di una consulenza

Mi contatta una mamma disperata perché la figlia di anni sedici ha avuto i suoi primi rapporti sessuali, senza dirle nulla, e senza darle l’opportunità di poterle parlare d’amore, di protezione e di contraccezione.
Il ragazzino sembra essere più esperiente di lei, ha avuto tantissime avventure, ma non conosce la contraccezione e la dimensione del rispetto del legame amoroso.
Meno che mai la fedeltà.
La Signora teme che non utilizzino il preservativo, e adesso la figlia ha un ritardo del ciclo mestruale di ben 15 giorni.
Non sa come portarla dal ginecologo, cosa fare, come veicolare queste informazioni sperando che non si sia già messa nei guai.

Dati e paradossi. Quando il porno online diventa un problema

I dati riportati dal rapporto entrano in conflitto con i dati della clinica.
Assistiamo a un sovraccarico di stimoli sessuali, e il rapporto Censis-Bayer racconta di più libertà che non coincide con più felicità e salute sessuale.
Narra del boom del porno online che coincide, paradossalmente, con la deflessione del desiderio sessuale.
Una coppia su quattro sembra farne uso; ma a questo segue un calo del desiderio sessuale, in clinica detto desiderio sessuale ipoattivo. Condizione che può riguardare entrambi i partner, uno dei due, la dimensione del piacere condiviso, quindi della sessualità, e lasciare indenne il piacere solitario, quello autoerotico .
In questi casi, la maggiore libertà non coincide con una maggiore felicità sessuale.
Quando l’uso del porno non è più ludico, ma consolatorio e sostitutivo di una sessualità condivisa, i rischi sono tanti.
Uno tra tanti è il deficit erettivo e il calo del desiderio sessuale. Lo sviluppo di una personalità dipendente – causa e conseguenza dell’utilizzo massiccio del porno – e la difficoltà a smettere di farne uso.

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Spezzone di una consulenza

Alessandra è una donna felicemente sposata, con due figli già universitari che vivono in città diverse dalla sua. Da quando i ragazzi sono fuori, sperava in una ritrovata intimità con il marito, che invece si manifesta sfuggente ed evasivo.
Dopo mesi di attesa, di tentativi vani di seduzione, costringe il marito ad andare in consultazione. In realtà, dopo i dosaggi ormonali e la consulenza sessuologica, emerge che il marito non ha nessun calo del desiderio sessuale, ma abita il girone dell’inferno dei frequentatori compulsivi di chat erotiche notturne e diurne. Nonché un fruitore cronico di pornografia online.
Rivedrò la coppia in settembre, per una terapia di coppia.

C’era una volta la prima volta. Romantica e procrastinata

Il rapporto Censis-Bayer dimostra che l’età della prima volta si è abbassata, e si aggira tra i 14 e 15 anni. Aumenta anche il numero dei partner.
Quindi, più precoce, con più partner, senza perdere troppo tempo in convenevoli, e senza aspettare che il sentimento scaldi i sensi, e che la coppia diventi coppia.
La prima volta viene svuotata di significato, perché gli adolescenti tendono a togliersi il pensiero, come se avessero appiccicata addosso una data di scadenza.
La fretta fa presagire una scissione di maschilistica memoria tra sessualità e affettività, per transitare a una sessualità usa e getta, non priva di rischi e di cattive abitudini. Sentimentali e sessuali.

Più partner sessuali, più paura d’amore

I dati attestano un aumento esponenziale di donne e uomini che separano il sesso dall’amore. Con leggiadria, spensieratezza e, forse, consapevolezza.
Personalmente non credo che transitare da un partner a un altro di continuo sia sinonimo di benessere e di consapevolezza, ma di paura.
Della paura più grande che ci sia ai giorni nostri. La paura di amare. Di essere abbandonati. Di investire emotivamente a vuoto, e di soffrire.
Il vagabondaggio affettivo-erotico nella migliore delle ipotesi, esclusivamente erotico, nella peggiore, denuncia una massiccia dose di solitudine e di paura.

Più libertà, più casi di vaginismo. Strano ma vero

Una maggiore libertà sessuale abbiamo visto non corrisponde a una maggiore consapevolezza, a una maggiore felicità e a una riduzione di alcune disfunzioni sessuali. Una tra tutte, il vaginismo.
Il vaginismo è una disfunzione sessuale femminile caratterizzata da uno spasmo involontario dei muscoli siti all’ingresso della vagina, su base fobica, e che impediscono ogni forma di penetrazione. Dal dito del partner, allo speculum del ginecologo, sino ad arrivare al rapporto penetrativo. I dati, quindi, entrano in conflitto con la realtà clinica che noi esperti vediamo ogni giorno nei nostri studi.

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Spezzone di una consulenza online

Gentile Dottoressa,
pensavo di voler arrivare vergine al matrimonio, per motivazioni religiose e perché ero certa di non avere ancora trovato l’uomo giusto. Mi sentivo una donna libera e consapevole della mie scelte; coraggiosa, autonoma. Adesso ho ben 38 anni, sono sposata da otto, sono una vergine adulta, e temo di non poter diventare madre. Mio marito mi minaccia di tradimento e di separazione.

Il web come antidepressivo. Le solitudini mascherate

Si moltiplicano gli incontri, e anche il sesso via chat. Da soli, in camera, praticamente senza corpo. Senza rischi e senza contatto.
Forse non si può proprio parlare di sessualità. In un momento storico di paura imperante, di divorzi come se fossero la soluzione alle crisi matrimoniali, di coppie che annaspano nel mare in tempesta del non ascolto e della fretta, la rete con la sua fascinazione sembra abbracciare e fornire semplici soluzioni antidepressive e a portata di app.
La rete tiene a bada la paura del coinvolgimento. Trincera, difende, spranga il passaggio alle emozioni e al reale incontro con l’altro.

Spezzone di una consulenza online

Gentile Dottoressa,
dopo una separazione drammatica che mi ha strappato il cuore e portato via la serenità e la salute, per distrarmi e divertirmi, ho iniziato a frequentare degli uomini online. In chat. Senza impegno e senza un eccessivo investimento emotivo.
Adesso, dopo otto mesi di frequentazione online, credo di essermi innamorata. Anche se non sono davvero certa che si possa davvero parlare d’amore.
Lui è sempre lì. Presente. Audace. Mi consola, mi ascolta, mi desidera. La sessualità via webcam è incredibilmente intensa e appagante, ma lui non vuole vedermi.
Mi sono chiesta se trattasi di un uomo spaventato. Addirittura, se esista davvero. Perché mi sono ridotta a praticare l’autoerotismo via computer, invece che scegliere una cena, un tramonto, un uomo vero, in carne e ossa?
La prego, mi aiuti.
Sono davvero a pezzi.

I rischi sono tanti, uno tra tutti: la compulsione e la solitudine

Nella ricerca di un’illusoria e fantasiosa storia d’amore o di facile soddisfazione sessuale, il web serve per mantenere una distanza di sicurezza dal mondo dell’altro.
Al riparo dal coinvolgimento profondo.
Senza nessuna compromissione profonda con la persona che abita dall’altra parte del mondo e del computer.
Senza il rischio di contatti fisici ed emozionali. Una sessualità da usare, non di cui fruire.
Amare, amare bene e fare l’amore, è davvero ben altra cosa.

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