Gioco erotico e sensuale. Un piccante diversivo. Una necessità. Una pratica sadica.
Il termine bondage significa schiavitù.
Sancisce un legame intimo e profondo, che si snoda tra rituali e pratiche estreme.
È una pratica in cui si immobilizza un partner consenziente o se ne limita temporaneamente la capacità sensoriale; tra corde, corsetti e bavagli.
Può essere praticato in stile Western (occidentale), e in stile tradizionale Shibari (Giapponese), oppure nei vari stili fusion. Il bondage si snoda tra una serie di rituali amorosi basati sulla costrizione fisica e psichica, il tutto condito da una buona dose di voyeurismo.
Parafilia o gioco erotico
Prima di addentraci nei meandri del bondage e dei suoi partecipanti, diventa indispensabile effettuare un distinguo diagnostico importante tra parafilia e gioco erotico. Si parla di parafilie quando il comportamento sessuale diventa esclusivo, totalizzante, unico e univoco.
Quando il rituale sessuale tende a ripetersi sempre e comunque, diventando l’unica forma di appagamento sessuale.
Quando, invece, si tratta di una sperimentazione ludica, non necessaria e indispensabile, non è catalogabile tra le parafilie, ma diventa una scelta.
Bondage e parafilie. Queste sconosciute
La sessualità è un giardino segreto. E come tutti i giardini, ha le sue zone d’ombra, le sue stanze buie, i suoi sotto boschi. I suoi rituali e i suoi giochi. Di ruolo, di seduzione, di dominanza e di sottomissione.
Il labirintico cammino che porta alla conoscenza della sessualità è un percorso irto di ostacoli e di soste. Di incontri e di scontri. È un percorso spesso inesplorato anche dal legittimo proprietario.
Le parafilie, un tempo dette perversioni, appartengono al campo della devianza.
Tradizionalmente considerate patologia, ogni comportamento non previsto dalle norme del comportamento sociale, scuoteva le coscienze e le morali.
Il termine parafilia è un termine neutro rispetto a perversione. Non è portatore di una connotazione morale. Protegge e tutela chi lo pratica, e chi vive ammanettato alla sofferenza.
Il termine sadismo fu coniato da Kraff-Ebing per designare l’unione tra piacere e crudeltà; il riferimento era la vita e l’opera del marchese De Sade.
Negli stessi anni Schrenck-Notzing aveva suggerito il termine algolagnia (attiva o passiva), derivandolo dal greco algos (dolore) e lagneia (voluttà).
Con questi termini venivano riuniti i due poli della perversione facendo riferimento alla dimensione della sofferenza.
Storicamente alcuni importanti psicoanalisti hanno interpretato il BDSM come testimonianza di una condizione psicopatologica sottostante, da correlare spesso a esperienze traumatiche infantili, a conflitti irrisolti, e ancora, dolorosamente presenti nella psiche, e nelle relazioni.
(Stolorow, 1975; Valenstein, 1973, Bychowsky, 1959; Valenstein, 1973)
Le pratiche sado-masochistiche sono in atto di gran moda, a seguito del successo editoriale “Cinquanta sfumature di grigio”, ma non necessariamente rientrano nelle parafilie o perversioni sessuali.
Il bondage, da dove nasce. Un po’ di storia
Alcuni importanti psicoanalisti hanno interpretato il BDSM, il bondage, come la prova tangibile di una condizione psicopatologica sottostante da correlare a esperienze traumatiche infantili e a conflitti irrisolti – ancora dolorosamente presenti nella psiche – traslati poi nelle relazioni tra adulti di chi le sperimenta.
(Stolorow, 1975; Valenstein, 1973, Bychowsky, 1959; Valenstein)
Oggi sappiamo che non è così. Non sempre. Non per tutti.
Nel BDSM si distingue un dominante, definito anche Master o Mistress, e una o un dominato, definito anche Slave.
Questi ruoli raramente sono intercambiabili, perché dipendono dalle più profonde inclinazioni della psiche: la stessa persona solitamente assume sempre lo stesso ruolo perché consono alla sua struttura di personalità e alle sue inclinazioni sessuali, oltre che alla sua storia di vita, d’amore, ai luoghi della sua infanzia.
Alle sue mancanze, alle sue compensazioni.
Quando un partner dominante incontra un partner sottomesso, e viceversa, questo non capita per caso, solitamente si riconoscono tra mille anime.
Tra di loro si instaurerà una relazione intima e la dimensione di consensualità sarà il punto chiave che permetterà loro di vivere in maniera serena e ludica una relazione affettiva, sessuale e amorosa senza pericoli per la salute psico-fisica.
Bondage: chi domina chi? La distinzione tra sadico e masochista non è manichea
Erroneamente si crede che il masochista sia il vero succube e il sottomesso, colui che subisce passivamente le richieste del sadico, e che il vero carnefice sia invece il sadico.
In realtà non è così. Può anche capitare che le regole del gioco vengano dettate proprio dal sottomesso, mentre il dominante accondiscende ai suoi desideri più profondi.
Paradossalmente possiamo affermare che le pulsioni del dominante derivino proprio dalla volontà ancestrale di prendersi cura dell’altro, di proteggerlo e di tenerlo dentro di sé al riparo dal mondo; mentre il sottomesso viene mosso dal bisogno di tenere costantemente sotto controllo l’ambiente circostante, le relazioni e soprattutto l’affettività, soltanto grazie alla relazione imparerà a lasciarsi andare, perdendo il controllo, avendo così accesso alla sfera del piacere.
Dove e come nasce il masochismo. Le terre dell’infanzia, erotizzare la sofferenza
Per comprendere a fondo le tematiche masochistiche dobbiamo partire dai luoghi dell’infanzia. I protagonisti di queste esigenze psico fisiche sono bambini che, sin da subito, sono stati umiliati e mortificati, picchiati o sgridati ingiustamente, mai gratificati e adeguatamente amati.
Senza possibilità alcuna di modificare questo copione. Senza poter ricevere quelle indispensabili gratificazioni, bagaglio importante per una futura relazione di coppia simmetrica e paritaria. La rabbia e la diffidenza per questi piccoli diventa un compagno di viaggio e di vita, viene spesso introiettata. Il masochismo, infatti, diventa poi la vera salvezza per la sofferenza provata.
Il bambino a seguito dei rimproveri e delle umiliazioni, vivrà in uno stato di frustrazione e l’amore che riceverà – o non riceverà – dalla madre, dipenderà dalla sua bravura e capacità di essere obbediente.
Bondage. Corde e simbolismi
La sessualità non è soltanto genialità, ma è abitata da tantissimo altro.
Se spostiamo lo sguardo dalla dimensione squisitamente fisica della sessualità al suo significato simbolico, possiamo notare che il bondage correla, paradossalmente, con una dimensione di affettività e di accudimento.
Può sembrare assurdo, ma dai racconti anamnestici dei miei pazienti, emerge spesso che l’essere legati viene vissuto come una forma di abbraccio importante e prolungato.
Serio. Profondo. Che va oltre le braccia, e le corde.
Le corde vengono sentite e percepite come una sorta di estensione delle braccia e della mente del partner dominante – di colui che gestisce il gioco – per tal motivo il partner sottomesso può lasciarsi accarezzare senza opporre alcuna resistenza e può esplorare le proprie sensazioni e la propria sessualità, senza paura e soprattutto senza controllo.
Ricapitolando: quello che per alcuni può essere vissuto come limitante (essere legati e immobilizzati) per altri è invece rassicurante, indispensabile e funge da contenimento psichico.
Le corde, quindi, rappresentano un abbraccio e fanno sentire il partner tenuto e trattenuto.
Qualche regola del bondage
Le regole che caratterizzano queste pratiche erotiche solitamente sono le seguenti:
1- La consensualità
Il partner sottomesso acconsente di essere tale, esprime la sua volontà di incarnare questo ruolo e i limiti e le regole del rapporto vengono definiti aprioristicamente sulla base di un accordo rassicurante accettato da entrambi i partner.
Nei casi estremi il sottomesso può ritirare il suo consenso in qualsiasi momento della relazione.
2 – Le safe word, la parola di sicurezza
Questa parola – o gestualità condivisa – quando viene esternata, consente al partner passivo di interrompere in qualsiasi momento la pratica erotica, per evitare rischi psichici e fisici. Per non andare oltre il punto di non ritorno della sofferenza e dell’umiliazione.
3 – La flessibilità nei ruoli
Nel BDSM ogni partner è libero di scegliere il ruolo che trova più consono alla sua personalità e alle sue inclinazioni ed anche cambiarlo a seconda del partner (solitamente avviene di rado).
Nessuno dei due è completamente dominante o sottomesso, le parti psichiche si intersecano e si scambiano. Solitamente il ruolo scelto è espressione di una inclinazione psicologica, e non segue mai una moda momentanea.
È un abito su misura, destinato a durare nel tempo.
4 – La soddisfazione reciproca
L’obiettivo è il piacere (psico-fisico) di entrambi i partner. Ognuno con le proprie modalità e necessità del cuore.
Talvolta però il piacere sessuale di un partner è limitato o procrastinato in funzione del piacere dell’altro, in questo caso la soddisfazione del partner sottomesso è soprattutto di tipo psicologico.
Bondage: safe, consensual, sane
Le tre regole fondamentali e necessarie del BDSM e i principi fondamentali per la sicurezza delle sue pratiche possono essere riassunti con la formula inglese Safe, Sane, Consensual (SSC) che può essere tradotta in italiano con Sicuro – Sano – Consensuale.
Il piacere, non solo sessuale, provato con il BDSM è dato dallo scambio di potere che avviene fra il dominante e il sottomesso, dove la sottomissione e l’umiliazione del sottomesso nutre il dominante, esaltando la sua sensazione di potere.
Il partner sottomesso prova piacere dall’assenza di potere, dalla sensazione di impotenza e dall’immobilismo; il tutto amplificato dalle stimolazioni erotiche che il dominante elargisce come dono.
Può capitare che nel tempo il sottomesso possa richiedere pratiche sempre più audaci, ma il dominante può anche tirarsi indietro perché i suoi sentimenti glielo impediscono.
In questo caso l’eccesso di coinvolgimento diventa un rallentatore del bdsm.
Il legame d’amore che si crea nella coppia dominante-sottomesso è un legame importante, forte, di appartenenza che crea spesso dipendenza psicologica.
Piacere e dolore, un confine labile
Le dinamiche di potere e di dominio del bondage danno vita a giochi dolorosi e le fustigazioni per il corpo e per la psiche sono caratterizzate da dinamiche in cui il sadico o carnefice si fa forte delle proprie debolezze e le vittime si fanno deboli della loro forza (Stoller).
In questo gioco dell’odio e dell’amore, propedeutico e indispensabile per accedere alle emozioni più profonde e alla dimensione del piacere, nulla deve essere improvvisato, le emozioni e le sensazioni passano dal filtro del rituale e della sperimentazione sicura di un nuovo sentire, dove dolore e piacere si mescolano insieme in un pericoloso vortice che porta alla dipendenza psicologica, che diventa l’unico tramite per accedere alla vita a due.
Le inclinazioni del bondage, solitamente, rappresentano una vera e propria prigione unica e ripetitiva oltre la quale la dimensione del piacere è del tutto sconosciuta, se non impossibile da vivere.
Psicoanalisi e bondage
La relazione oggettuale che la coppia sadomasochistica instaura soddisfa l’esigenza di fusionalità, di intimità e di controllo onnipotente dell’altro e sull’altro.
Nel bellissimo libro “Tecniche dell’intimità” di Masud Khan, sostiene che nella relazione sadomasochistica non vi è reciprocità , ma un coesistere di istanze fusionali e distruttive, cioè un’ambivalenza diversamente modulata – sia nel senso della seduttività che della fascinazione che ovviamente della collusione; trattasi infatti di partner che si riconoscono tra mille e si scelgono in funzione delle proprie mancanze, che spesso possono trasformarsi in una distruttività impulsiva e molto pericolosa.
Il masochista è fragile, insicuro, dipendente e volto a creare dipendenza.
Vive l’amore nel tentativo di realizzare una fantasia primitiva e illusoria di ritorno alla fusione con l’oggetto primario.
Più aderirà alle richieste dell’altro è più sarà amato, fino a sacrificare del tutto sé stesso.
La coppia sarà un folle laboratorio emozionale per realizzare la fusione perfetta.
Il partner masochista solitamente accoglie immediatamente dentro di sé i fantasmi sadici dell’altro partner permettendone così la realizzazione, sempre nel tentativo masochistico di mantenere l’illusione dell’unione fusionale.
Il partner sadico diventa un deposta interno, e da lì a breve occuperà tutto lo spazio psichico possibile.
Contrariamente a quanto si può immaginare, questi amori regalano l’opportunità di entrare in contatto con parti sconosciute di sé e dell’altro, per attuare il proprio destino sentimentale.
Al di là e oltre il gioco erotico.
La coppia sadomasochistica sul piano psichico – non solo fisico – è una coppia candidata alla sofferenza perché non riesce in nessun modo a trovare il giusto equilibrio tra separatezza e fusione.
Quando i comportamenti sado-masochistici si cronicizzano, hanno come obiettivo, davvero paradossale, di tenere insieme la coppia che altrimenti si separerebbe.
Talvolta, nei casi più estremi, abbiamo sentito dire o visto in tv, di coppie che rimangono insieme non più nella vita ma nella morte: tentativi di suicidio, omicidio, suicidi a due, comunque morti che legano a vita le coppie che altrimenti sarebbero destinate alla separazione.
Roland Barthes, in “Frammenti di un discorso amoroso”, scriveva in maniera molto evocativa: “ho male all’altro”.
Per approfondimenti consultare il canale salute de La Stampa, potrete trovare altri miei scritti sullo stesso tema.
Bibliografia
Stoller 1895 “Observing the erotic imagination”. Yale Università Press, New Haven
Salvo “ 1997, “Perversioni al femminile” Mondadori Milano
Selvini “Psicologia clinica” Padova.
Norwoord 1985 “Donne che amano troppo” Feltrinelli MIlano
Buñuel, L.:Dei miei sospiri estremi. Tr. It. D.Selavatico Estense, Rizzoli, Milano, 1983
Carignan L.: The secret: study of a perverse transference. Int J Psychoanal., 80:909-28, 1999. Chasseguet Smirgel J. : Creatività e Perversione. (1985) tr. it. M. Magnino, Raffaello Cortina, Milano, 1987.
Clerambault de G.G. (1920): Il tocco crudele. La passione erotica delle donne per la seta, a cura di T.Villani, Associazione Culturale Mimesis, Milano, 1994.
Freud S.: Un bambino viene picchiato. Contributo alla conoscenza delle perversioni sessuali.(1919) Opere, Vol. 9, Bollati Boringhieri, Torino, 1977.
Fonagy P. (2001) Uomini che esercitano violenza sulle donne: una lettura alla luce della teoria dell’attaccamento.
Film:
“Il cacciatore di anoressiche” è un romanzo autobiografico scritto da Marco Mariolini nel 1997 e pubblicato a Rho dalla casa editrice Edicom.