Nasce un amore, un ovocita incontra lo spermatozoo, e diventa vita.
Una donna diventa madre, e nasce un bambino.
Accade però che lo stesso tipo di incontro avvenga senza patria e con un utero che ricorda un camper. A noleggio, per una passeggiata durata nove mesi.
La vita viene impiantata in un utero in affitto.
Si aspetta che diventi bambino, si toglie dall’utero, e si consegna ai genitori che l’hanno commissionato.
L’embrione che diventa bambino che diventa figlio è un embrione senza origini, senza radici, senza memoria corporea dell’accudimento e di quell’indispensabile rapporto fusionale madre-bambino, che nasce proprio in utero.
L’utero della mamma, e di nessun altro al posto suo.
L’utero è un contenitore e un contenuto, esattamente come una matrioska abbiamo la mamma, il suo utero, il suo bambino.
Triade da far rimanere tale per tutelare la mamma che contiene l’utero che contiene il bambino.
Tornando alla vita intrauterina, uno sguardo va a quello che accade in utero e alla vita che cresce.
In quella terra sconosciuta abbiamo un embrione che ascolta una voce per ben nove mesi e si farà consolare da un’altra, quando diventerà bambino.
È un embrione che crescerà in un clima, metereologico ed emotivo, e proseguirà la sua vita da bambino in un’altra terra.
È un embrione senza origini, senza radici, senza memoria corporea.
È un embrione che in utero ascolterà una voce e quando nascerà tante altre, a lui sconosciute.
È un embrione che verrà amato, accudito e nutrito, ma questo amore avrà tanti ma, perché è un embrione che quando diventerà bambino verrà consegnato.
È un neonato che non conoscerà il seno della sua mamma e che non verrà allattato né consolato dalla rassicurante suzione e da un odore a lui familiare.
Il bambino nascerà e non verrà allattato, piangerà a squarciagola per respirare col desiderio, anzi bisogno, di ricongiungersi al corpo che lo ha ospitato e nutrito per nove mesi e non verrà accontentato.
Verrà invece trasferito e consegnato ad altre braccia.
Esattamente come un pacco dono.
La vita per questo piccolo embrioncino venuto dal freddo divenuto bambino sarà dura, e inizierà con una separazione, di cui non possiamo fare a meno di occuparci.
Sarà un neonato che nascerà con una dotazione di bordo: l’ansia da separazione. Perché, che ci piaccia o meno, l’apparato psichico inizia a formarsi proprio in utero. In quell’utero di quella donna.
Il confine tra l’assenza di una madre e l’assenza di regole procreative è sottile, e la folta schiera dei candidati alla fame d’amore aumenta a dismisura.
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