C’era una volta un ginecologo.
Un uomo grande, robusto e gentile che ricordava un gigante buono. Aveva dei modi garbati, affabili e affidabili, e anche le sciagure più grandi e incurabili riusciva a renderle curabili e risolvibili.
La sua famiglia era luminosa e affettuosa. Il suo studio ricordava un salotto particolarmente signorile e raccontava molto di lui, della sua famiglia e della sua personalità.
Ben dodici anni fa, la sua vita e quella dell’intera famiglia fu impreziosita dall’arrivo di un cucciolo molto speciale: Ares.
Ares era un pitbull red nose, ma non sapeva di esserlo. Non conosceva l’aggressività, l’asocialità, l’ostilità, la prepotenza.
Era gentile come i suoi padroni, educato, elegante e affettuoso e ha contribuito a rendere la loro vita piena e festosa. Aveva l’abitudine di fare compagnia al suo padrone durante le visite; in realtà stava nell’altra stanza ma seguiva tutto. E quando voleva far sentire la sua presenza discreta passeggiava in corridoio o in balcone, senza mai disturbare. Le pazienti affezionate sapevano della sua presenza e quando era possibile si dilungavano in carezze e smancerie, che lui gradiva e ricambiava.
Aveva una corporatura possente, resa ancora più sportiva delle frequenti passeggiate olfattive che faceva con i suoi padroni e dalle corse al mare e in campagna, luogo a lui molto caro.
Aveva uno sguardo magnetico: due occhi verdi come il mare siciliano di agosto che cambiavano luminosità e profondità in base alle emozioni che voleva comunicare. Era un cane speciale che non stava mai zitto, anche se in maniera silente amava inchiodarti al dialogo con il suo sguardo profondo.
Alcune pazienti avevano l’abitudine di portare durante le loro visite dei regali ad Ares, perché il suo proprietario era estremamente gentile, ospitale e rassicurante, sempre pronto ad aprire le porte dello studio per ogni necessità delle pazienti e delle figlie delle pazienti. Ares gradiva, spappolava una palla, stritolava un osso, divorava un cuscino; ma rimaneva il ricordo del dono ricevuto.
I suoi proprietari per il grande amore che hanno provato per lui hanno tentato invano di avere un suo cicciolo, con i suoi meravigliosi geni e la sua dolcezza, ma Ares non si è mai innamorato e i cuccioli non sono mai arrivati.
Adesso il gigante buono si è trasferito altrove, ma sua assenza è diventata una stabile presenza nella vita di chi lo ha amato tanto, e il suo sguardo profondo e grato continua a rimanere nei cuori di chi lo ha conosciuto.

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1 Commento. Nuovo commento

  • Un bel racconto dove regna armonia e dolcezza.
    Cosa che dovrebbe essere in ogni casa . . Quando mia figlia sta male il gatto è vicino a lei e non la lascia mai da sola.

    Rispondi

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