Un’infermiera dona un rene ad un uomo, lui si innamora e le dona il resto della sua vita davanti ad un altare.
I protagonisti di questa storia a lieto fine sono Giacomo Schinasi e Cinzia Stracquadaini, l’infermiera piemontese.
Sembra una favola di Walt Disney, invece è una storia realmente accaduta.
Questa donna ha donato un organo – che nella vita può sempre servire, non si sa mai – con grande slancio e generosità; ingredienti che l’hanno poi condotta direttamente nella parte più autentica e profonda di quest’uomo: la sua anima.
Cambiano i tempi e le mode, ma la generosità rimane un elemento indispensabile dell’amore, quello profondo però, non quello “prudente”.
In un momento storico liquido, dove anche l’amore manifesta una grande sofferenza per mancanza di prove tangibili della sua esistenza, dove i fiori diventano finti e di whatsapp, e le lettere d’amore si ordinano online su commissione, i riti ed i rituali, tornano prepotentemente a nutrire il più nobile dei sentimenti.
È proprio vero che l’amore rende liberi, anche dalla carcerazione della dialisi a vita.
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