Un mese pieno di vuoto

C’era una volta la noia. La vacanza estiva piena di vuoto. La creatività figlia del dolce far nulla. Il riposo. Oggi c’è l’horror vacui. Internet. La fibra, la connessione veloce.
La compulsione. Il last minute. Le attività da fare in vacanza per evitare di annoiarsi in vacanza. E il lavoro da remoto, anche in vacanza.
Siamo abituati ai pieni. Ne vogliamo sempre di più. Abbiamo il terrore del vuoto, di fermarci, in fondo di incontrarci. Non l’un l’altro ma con noi stessi.
Sopravvivere ad agosto è ancora più faticoso degli altri undici mesi. Dicembre è un po’ meno impegnativo ma altrettanto faticoso.
Abbiamo smarrito la noia, l’incognita, la capacità di oziare in campagna sotto un albero o sotto un ombrellone, al mare, in compagnia delle nostre emozioni e pensieri.
Le tabelle di marcia di agosto sono drammatiche. Orari, voli, spostamenti, valigie, figli, famiglie da riorganizzare. E tutto in largo anticipo, come si fa nelle aziende che funzionano. Compriamo online i voli low cost – che in realtà non esistono più, ma noi ci ostiniamo a crederci -, consultiamo il meteo, i mari, le correnti, l’oroscopo.
Abbiamo tutto sotto controllo e niente sotto controllo, e quando arriviamo, se ci arriviamo, alla tanto agognata vacanza siamo così tanto stanchi che non vediamo l’ora che se ne torni da dove è venuta per liberarci dal peso di doverci anche divertire o per lo meno riposare.
E poi c’è il dopo vacanza. Quella spossatezza infinita che non possiamo ascoltare e rispettate perché dobbiamo occuparci della casa, della biancheria e di tutto quello che serve per non fermarci, ovviamente, e far funzionare tutto e tutti nel massimo dell’efficienza.
Una pandemia di horror pleni – di cui soffro da sempre – renderebbe il mese di agosto un mese di reale riposo e incontro con noi stessi.
Perché dopo agosto, ci vorrebbe una vacanza per riprenderci dalla vacanza.

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