Il mio piccolo, dolce Artù ha subito due lutti a quattro zampe. La sua inseparabile amica di giochi e di cuccia, Mimi, e la sua dolcissima e accudita amica di sempre, Eva.
Da ben dodici zampe in casa siamo passati a quattro e tanta amarezza.
I suoi occhi si sono riempiti di una malinconia profonda e densa, la sua coda scodinzola di meno e il suo congenito buon umore sembra essere intermittente.
E il mio insieme al suo.
I miei cani sono cani fortunati; sono stati amati, curati e accuditi sino alla fine dei loro giorni.
Sono rimasti nei nostri cuori per sempre, come quando si ama davvero.
Così, nonostante le acrobazie del vivere, avevo deciso di fare un regalo ad Artù e a me stessa: una nuova compagnia.
Avevo pensato, ingenuamente, di adottare un cane più sfortunato di lui. Di prenderlo in un canile, o presso qualche associazione di volontari, e di rendergli una vita migliore.
Di inondarlo di cure e di attenzioni, e di promettergli fedeltà e amore per il resto dei suoi giorni.
L’impresa non è stata per nulla facile, e non si è conclusa nient’affatto bene. Ho iniziato a telefonare a tutte le associazioni di volontari, a tutti i canini, le pagine facebook degli amici a quattro zampe e così via.
Sembra che nessuno sia disposto a darmi un cane in adozione.
La risposta è sempre la stessa: non si concedono adozioni a persone che abitano in Sicilia: il paese con più alto tasso di randagismo.
Non potevo credere alle mie orecchie, mi sembrava una contraddizione in termini. Io mi candido per adottare, e loro non mi danno il cucciolo perché hanno paura che io fomenti il randagismo. A questo punto mi sono chiesta dove stesse inghippo.
I canili sono strapieni di cani sofferenti.
Abbandonati, maltrattati, buttati via per le vacanze estive dei loro proprietari.
Acquistati per Natale e lasciati sul ciglio di una strada in agosto.
Cucciolate troppo affollate per essere sfamare, cani sfortunati o famiglie sfortunate che non li possono sfamare tutti e li cedono ai volontari. Pagine con foto strappalacrime e post che sembrano scritti dalla penna di Leopardi per invogliare ad adottare.
Parole che evocavo sensi di colpa. Che ti fanno sentire ingiustamente fortunata perché mangi, dormi, semplicemente esisti.
Strategie amabilmente orchestrate per rimescolare la tua psiche e arrivare nel tuo inconscio, nel profondo. Parole e immagini che ti fanno oltrepassare la barriera della razionalità – quella che non ti farebbe prendere un altro cane in casa per fare compagnia al tuo -, del buon senso. Che ti fanno provare emozioni che hai già, ma che tieni a bada perché sai di che tipo di impegno si tratta.
Sembra che la Sicilia e il cuore grande dei siciliani non siano idonei per adottare. Le adozioni avvengono per misteriosi motivi dalla Campania in su.
Forse i nordici, non si sa bene per quale occulto mistero, sono più affidabili.
Caro, mio piccolo Artù, prima o poi avrai un nuovo amico. Noi non molliamo.
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