È nato con tre zampe ma sembra non curarsene. È simpatico, avvolto da una simpatia contagiosa, e sembra insegnare vivendo.
Ha soltanto un mese di vita e non ha paura di niente. Non è incosciente ma coraggioso.
Interagisce con tutti, scodinzola, accudisce e si fa accudire. È buffo e dolcissimo, con il suo comportamento audace e temerario al tempo stesso, ti consegna alle riflessioni.
Noi esseri umani con le nostre fragilità e paure; noi che abbiamo paura di invecchiare, di ingrassare o di non essere vestiti in maniera adeguata rispetto alle circostanze o alle persone; noi che conosciamo l’ansia, la depressione, la paura dell’abbandono, le ferite del cuore, abbiamo soltanto da imparare da un cucciolo che ha sin da subito trasformato la sua disabilità in arma di spicco.
Lo osservo giocare, arrangiarsi da solo quando non riesce a mettersi in piedi sulle zampe, utilizzare la spalla come appoggio e il muro se serve, e mi sento invisibile davanti a una tale forza della natura.
Ho conosciuto questo piccolo cane soltanto ieri e me ne sono perdutamente innamorata.
La sua padrona lo ha chiamato Trinacria, come la mia Sicilia, con le sue tre punte che ricordano le sue tre zampe. Terra avvolta da un mare immenso e geloso.
È un cucciolo che non si mette a riparo dalla sofferenza, che ha imparato sin da subito a raggirarla, ad attraversarla, a trasformarla in risorsa.
Non piange, non ti guarda con sguardo supplichevole e bisognoso, ma dolce e accattivante.
Non chiede aiuto, non evoca compassione.
Sembra avere l’estate addosso e dentro.
Lo osservo rapita e mi sembra una camera con vista sulle emozioni. Le mie, le più profonde. Felice di averlo incontrato.
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