In tempi di carestia di relazioni e di sensi, la tecnologia entra a gamba tesa nelle nostre vite. Ci strega, ci rapisce, ci incanta con il suo canto delle sirene e con i suoi cerotti anti-solitudine. Il monitor di un computer, o più banalmente e semplicemente di un cellulare, diventa il nostro tutto. E ospita tutti i nostri amici, affetti o conoscenti. Reclusi in casa per paura del contagio, houseparty, la più scaricata app del momento, crea una sorta di agorá virtuale: luogo dell’incontro, dello scambio, dell’aperitivo virtuale, del flirt, dell’attesa. Un brivido inedito si impossessa dei suoi utilizzatori e il gioco è fatto: tutti online, tutti insieme, tutti vicini ma distanti. Una sorta di luogo di ritrovo a norma, in barba al nuovo decreto e al virus, una compensazione del
cuore ma non del corpo. Tutti abitanti della stessa grande e accogliente app.
Scatta l’ora X e gli adolescenti – a quanto pare anche gli adulti li seguono a ruota – si connettono tra di loro. Spalancano la porta della loro stanza all’amico, al compagno di classe, al fidanzato, all’amico dell’amico, al conoscente dell’amico, al conoscente del conoscente. Sembra di essere in Piazza Europa, a Catania, ai Navigli, a Milano, ai Murazzi, a Torino. Chiacchiere amicali, scambio di opinioni, musica e cibo, finanche liti e il cicaleccio del pettegolezzo fresco di giornata. Non sono esenti gli immancabili corteggiamenti, i latin lover resi più “lover” grazie alla disinibizione da assenza di contatto, gli amori nascenti. Questi ultimi, per tentare di ardere un po’ di più e un po’ meglio, vengono prontamente trasferiti su whatsapp: un luogo più riservato a protetto, dove l’alba si sussegue al buio della notte e le lune e i cuori lampeggianti concludono la chat prima di consegnarsi alle braccia di Morfeo.
Palcoscenico e contenitore di nuove emozioni e nuovo scambi, houseparty, prende il posto del sabato sera in strada o in un pub, e scalda il cuore e la vista di chi decide di abitarla per una serata in buona compagnia.
Speriamo che il dopo virus e il dopo quarantena diventi lo spazio e il tempo degli occhi negli occhi, delle mani nelle mani e labbra nelle labbra di chi amiamo.
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