Il termine scannare fa rima con sgozzare, profanare, oltraggiare, offendere, uccidere.
Termine utilizzato in maniera infelice e inadeguata da un protagonista del grande fratello VIP.
L’autore di tale raffinatezza lessicale, dopo essersi scusato pubblicamente, ha specificato che in dialetto siciliano questo termine incarna il desiderio e la passione.
Il desiderio irrefrenabile di incorporazione dell’oggetto amoroso. Niente di più falso!
Il dialetto siciliano ha dei termini decisamente molto coloriti, alcuni intraducibili, ma mai dalla duplice o dubbia interpretazione.
Una donna presumibilmente amata o desiderata non si scanna. Non le si toglie la pelle, non le si spezza la spina dorsale, non si butta sul letto simulando uno stupro. E non lo si fa con una pubblica dichiarazione di intenti.
Al danno segue la beffa: le risate del branco. Gli altri ospiti, amici del pizzaiolo siciliano, si sintonizzano con queste nefandezze e ridono a crepapelle, in maniera smodata e fuori luogo.
Così, invece di redarguirlo per una tale volgarità, si trasformano in un pubblico rapito da così tanta simpatia, e lo rinforzano.
Esattamente come fa il branco in caso di stupro: verbale o fisico.
Le parole brandite come armi improprie feriscono e offendono; lasciano un retrogusto amaro in chi le subisce e in chi le ascolta.
Ogni tentativo di fuga da questi pseudo dialoghi imbarazzanti e vuoti, aggressivi e regressivi, che riportano la donna in una situazione di sottomissione e maltrattamento, non incarnano un immaginario erotico ma sono la concretizzazione di un abuso.
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