Sedotte e abbandonate, e per di più in dolce attesa.
Non stiamo parlando di donne, ma di cani. Anzi, di due cagnoline.
Los Angeles, California, le due mamme con i loro nove cuccioli sono state trovate rannicchiate in un angolo di strada e sono state portate prima a casa di una donna dal cuore grande e poi in un rifugio.
Le due cagnoline, chiamate Thelma e Louise, per la loro alleanza in rosa, si stanno occupando dei loro cuccioli in sinergia. Senza gelosia, rivalità, aggressività.
Una allatta e l’altra pulisce, una riposa e l’altra accudisce. Alternando gioco, sostegno psicologico e fisico, il tutto all’insegna del grande equilibrio psichico e capacità di adattamento.
Leggendo questa storia che scalda il cuore mi è venuto in mente un libro che mi ha fatto compagnia la scorsa estate, Accabadora di Michela Murgia.
Il romanzo narra di un rituale amoroso in uso in Sardegna sino a non troppo tempo addietro: il “figlio d’anima”.
Una modalità meno colpevole e colpevolizzante, faticosa e conflittuale di vivere la maternità. Una sorta di maternità in condivisone, a dimostrazione del fatto che i figli non sono solo di chi li mette al mondo, ma anche di chi se ne occupa.
Il figlio d’anima può vivere tra due case e quattro cuori: quello dei genitori biologici e quelli dei genitori considerati adottivi, incontrati durante il cammino per similitudine, empatia e affinità elettive.
È proprio vero, quando si tratta d’amore, quello vero, la gelosia lascia il posto alla generosità.
Perché l’amore non si usura ma si moltiplica, come mi diceva sempre mia nonna.
Una storia intrisa di sentimenti e di emozioni, di istinto materno e di alleanza di genere. Di silenzi e di gesti.
Una storia che sa di buono, di latte, di infanzia. Di speranza.
Fonte: La Zampa La Stampa
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