Durante queste sere, invano, ho puntato il mio sguardo in direzione cielo, nella speranza di vedere qualche stella cadente.
In Sicilia abbiamo il bollino rosso e veleggiamo verso temperature che ricordano l’inferno Dantesco.
L’Etna non smette di brontolare e di eruttare il suo magma incandescente e la sua cenere nera, rendendo lo scenario più invivibile che suggestivo. Il cielo è torbido, ha una densità che sembra essere il vapore che ci impedisce di respirare quando entriamo in una sauna o un bagno turco. Ha smarrito quel suo colore limpido e azzurro tipicamente del sud, per diventare di un grigio-piombo non bene identificato, ma soprattutto chiaramente minaccioso.
Ricorda un ponte verso l’abisso.
Da un cielo così non ti aspetti nulla di buono.
Rassegnatami all’assenza di stelle cadenti, mi sono interrogata su quelle che cadono ma non cadono: le persone che hanno fatto parte della nostra vita e l’hanno resa luminosa. Coloro che per un motivo o per un altro non ci sono più ma rimangono sempre e per sempre con noi: nel ricordo, negli insegnamenti, sotto forma di quella meravigliosa assenza che si fa presenza.
E poi ci sono le stelle viventi e non cadenti.
Quelle che non solo ad agosto ma sempre ci illuminano il cammino. Ci scaldano il cuore. Ci fanno compagnia, e mentre lo fanno ci regalano luce, energia, felicità.
Quell’amalgama indifferenziata di euforia, benessere e paura che meritiamo tutti ma di cui abbiamo una gran pura.
Vivere da infelici e da paurosi è più facile che vivere da coraggiosamente felici. La seconda strada obbliga alla chiarezza, alla consapevolezza di quello che vogliamo e soprattutto non vogliamo. Ci spinge a non nasconderci dietro un dito o un non amore, dietro e dentro un ruolo genitoriale. La felicità va desiderata e costruita, mattone dopo mattone, istante dopo istante, cadute dopo cadute. Per evitare di rimanere inerti e inermi, disarmati e oziosi, bisogna avere coraggio, anche di essere felici.
Ogni giorno è un giorno nuovo, contiene in sé tanti inizi e tantissime stelle cadenti, averne cura e scorgerle quando è sin troppo buio equivale al diventare il faro nella notte di noi stessi.

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