Rosina non era prevista nella mia vita. Sono sempre stata profondamente innamorata di cani e cavalli, ma non avevo avuto il piacere di conoscere gli asini.
Ha gli occhi grandi e scuri, ben delineati da un bordo nero che ricorda l’eleyner sapientemente steso da Diego della Palma, uno dei miei truccatori preferiti.
Rosina ha una fisicità accattivante e barcollante (poi si rimette in careggiata e inizia a correre e a ruzzolarsi dappertutto).
Le sue orecchie sono enormi e rassicuranti. Il pelo è morbido e lucido, color castagna dell’Etna, il mio vulcano, con qualche punta sparsa qua e là color sole di giugno.
Il nostro primo incontro è stato schivo: io passavo con l’auto, di corsa come sempre, per andare a fare lezione di equitazione e lei ragliava a crepa gola in modo estremamente buffo e accattivante.
Quel ragliare festoso mi è rimasto nelle orecchie e nel cuore a lungo e ogni volta che pensavo a lei, spessissimo, mi sentivo felice. Questo messaggio da parte del mio cuore mi invitava a conoscerla, o almeno a tentarci.
Pian piano, autorizzata dal suo attento e scrupoloso proprietario, ho cercato di instaurare un legame con lei. A ogni spesa familiare, nel carrello c’era sempre una busta di carote, un cespo di lattuga o altro per lei. Rosina si era stabilente insidiata nei miei pensieri. Era diventata un pensiero-talismano.
Ho portato mia figlia in paddock, avevo piacere che la conoscesse: ed è stato amore anche per lei. Rosina ha gradito la visita e ha ringraziato a suo modo: coccole, piccoli morsetti per evitare di farci andare, passeggiata allegra e festosa, e abbraccio finale.
Mi sono accorta che man mano che passava il tempo le stavo ritagliando uno spazio stabile nella mia vita. Ogni qualvolta mi è possibile vado al maneggio e sto in paddock con lei. Rosina ha un potere enorme: mi rilassa e mi rasserena.
Mi ospita in paddock, scrivo in sua compagnia e il tempo si dilata.
Rosina, con prudenza ma non con diffidenza, si avvicina sempre di più, gradisce le carote, le mele rosse – da dare con parsimonia – la lattuga e le coccole, non sempre in quest’ordine.
Quando è felice e grata – ben più grata di molti esseri umani – ha l’abitudine di mettere la sua grande testa tra il collo e la testa del fortunato interlocutore. Quando si incastra e cerca il contatto, a me scalda il cuore e mi fa sentire felice. Nonostante io abbia una piccola macchina molto silenziosa, Rosina la riconosce e inizia a ragliare per salutarmi. Lo fa tutte le volte mentre mi guarda in fondo al cuore con i suoi occhioni enormi.
Quando vado a trovarla, mi viene in mente il Piccolo Principe e la sua volpe.
“Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice.
Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi”, diceva la volpe al Piccolo Principe spiegando il significato dell’attesa e della felicità, dell’importanza dei riti e dell’emotività.
Spero che l’amicizia tra Rosina e me duri a lungo, sono sicura che mi insegnerà monto del suo mondo e forse anche del mio.
Si dice che i cavalli ti insegnano molto, ma molto poco di quello che ti insegnano ha a che fare con i cavalli.
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Io adoro gli asini, i cani, i cavalli, le mucche le pecore, gli agnellini, i gatti; direi tutti gli animali.
Sono la mia ragione di vita.