Ricordi e realtà

A volte tra i ricordi e le persone legate ai ricordi preferisco i ricordi. Sono solo miei. Non si usurano. Li ripasso quando ne ho voglia o bisogno. Non vengono maltrattati dal presente e da eventuali derive della vita quotidiana.
Non si intiepidiscono, non sbiadiscono, non feriscono. Hanno il potere di incastonare un attimo e di consegnarlo all’eternità.
Più passa il tempo, più il ricordo brilla senza la contaminazione della realtà e più diventa eterno. Anche se quella persona o quell’altra legata al ricordo ci ha delusi o trafitti, sarebbe bello non distruggerne anche il ricordo. Non se lo merita e anche se il tempo tende a impolverare tutto e tutti, i ricordi hanno il potere di rimanere intatti e indenni.
I ricordi sono portatori di qualche effetto collaterale: a volte ritornano, soprattutto quelli non cicatrizzati. Disturbano. Fanno tramare il presente. Facilitano i torcicolli emotivi. Non consentono di andare avanti, di amare ancora. Diventano alibi, spine irritatative nel fianco. Infettano il presente.
Avere rispetto di quelli dolenti e resistenti, e maneggiarli con cura, diventa la strada maestra per farli riposare in pace e dargli una degna sepoltura, dopo una scrupolosa e indispensabile elaborazione.
Degli altri, invece, bisogna averne cura perché rappresentano la nostra storia, il nostro tesoro, la nostra dispensa mnemonica per non correre il rischio di diventare dei viaggiatori senza bagagli (come gli amnestici).
Così ci troviamo a sentire il profumo di una pesca matura a dicembre e sentirci ad agosto.

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