Come color che sono sospesi siamo giunti in agosto. Mese complicato e scomodo, intriso di aspettative e desideri, di ricompense e di promesse non mantenute.
Quest’estate 2020, più di tutte le altre, è fredda e calda, misteriosa e trasparente. Sappiamo bene cosa non sarebbe utile fare, ma lo facciamo ugualmente, sappiamo anche che ci catapulterà nelle incognite settembrine, ma per tanti regna il carpe diem, come se del domani non c’è certezza.
Discoteche, assembramenti, cocktail e mascherine, rigorosamente poste a lambire il collo, sono i protagonisti di questa fredda, calda estate dei misteri.
Eppure il domani dipende dall’oggi, e anche dai tanti ieri. Da noi. Dai nostri comportamenti e desideri. Da ciò che facciamo e non facciamo. Programmiamo o procrastiniamo. Scegliamo di fare e scegliamo di non fare. Da ciò che desideriamo davvero.
Può un mese, solo un mese, soltanto perché si chiama agosto, spazzare via le paure, il rischio del contagio, della cassa integrazione, della rata di mutuo non pagata, del cielo in una stanza e tutto il mondo fuori, di tutto quello che abbiamo subito, soltanto in virtù della dimensione gaudente e transitoria dell’esistenza?
La ripresa graduale della vita, del contatto umano e dell’economia è ben altra cosa del kamikaze di massa a cui stiamo assistendo – discoteche incluse -, senza prudenza e con tanta impertinenza. Mi auguro soltanto che questo mese così imprudente, così freddo e caldo al tempo stesso passi in fretta e che non lasci detriti e banditi sulla nostra, faticosa strada del ritorno alla vita.
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La vita è qualsiasi ‘Agosto’ ti costringa ad assistere alle sconfitte della società, dell’etica, dell’emotività e devi dar fondo ad ogni scorta di solidità ed equilibrio perché le parole e i valori si svuotano di ogni significato, facendo crollare il traliccio sul quale inchiodare l’anima per farla stare ritta. La gioia di essere così fragili e potenti oltre ogni accadimento. Gli unici istanti in cui essere ferocemente liberi da qualsiasi giudizio che non sia il nostro.