C’era una volta il silenzio elegante ed eloquente, e forse in alcuni casi e case c’è ancora.
Oggi c’è il rumore, le urla, il cicaleccio, i tuttologi, il silenzio offuscato e inquinato dal rumore. Ci sono le notifiche in ogni luogo, le suonerie cantate, la volgarità, la mancanza di profondità, come se ci stessimo lentamente assuefacendo a una sorta di promiscuità uditiva e a una scadente qualità delle relazioni.
E poi c’è la totale mancanza di parole, anche in amore.
Il silenzio nelle coppie è un dono e anche un danno, dipende dal contenuto del cuore. Può essere abitato nel rispetto dell’altro, senza minacce o punizioni – le peggiori vengono inferte con il silenzio punitivo – o nel gelo e la totale mancanza di empatia che ammanta molte relazioni.
Il silenzio come assenza di parole. A volte le parole mancano, si impoveriscono o intiepidiscono sino ad estinguersi del tutto.
Non c’è più traccia di emozioni, di parole e di frasi, anche brevi, la desertificazione è assoluta.
Questo è il silenzio vuoto. Fa un rumore tutto suo. Quando uno dei due partner infelicemente coniugato, in quel clima di goffaggine coniugale, tenta timidamente e con grande rassegnazione di pronunciare qualche parola, ecco che appare il tonfo.
La parola precipita giù dal burrone, ruzzola senza lasciare traccia, e fa un rumore cupo e sordo. Un insuccesso catastrofico.
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