Prima o poi, termine ridondante nella vita delle coppie immobili, diventa insopportabile quando uno dei due si mette in cammino. Verso il mondo o sé stesso.
“Prima o poi rallenteremo. Prima o poi ci parleremo. Prima o poi andremo in vacanza. Prima o poi faremo l’amore. Prima o poi lasciato mia moglie, mio marito. Prima o poi chiederò quella promozione, quell’aumento. Prima o poi qualcosa cambierà”.
I prima o poi sono tanti e fantasiosi, e incarnano sempre la tendenza all’immobilismo più assoluto. Concretizzano la forza centripeta della noia, del non detto e non fatto; la violenza inaudita delle sabbie mobili dell’esistenza. L’oltraggio del silenzio.
In realtà, il prima o poi non diventa facilmente azione ma inevitabilmente irritazione. Soprattutto nel coniuge più vitale e non banale, più esigente e ardente, più affamato di vita e dell’altro.
Passare dal prima o poi all’adesso, all’azione, alla decisione, non è facilissimo; è un percorso intriso di meccanismi di difesa e di alibi del cuore.
La molla che mette in moto il cammino verso il cambiamento parte dalla consapevolezza di vivere un disagio. Quando l’immobilismo abbraccia e stritola, rassicura e irrita, fa mancare l’aria e confonde il sopravvivere con il vivere, rende le acque del vivere in coppia sin troppo chete.
Ecco, in quel momento, la noia diventa rabbia e accende la miccia del cambiamento. In quel preciso momento la coppia entra ufficialmente in crisi.
Il dopo può essere un meraviglioso nuovo inizio o un muro in cemento armato, senza vie di fuga e di aria.
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