Si può essere prigionieri di persone o cose, di catene visibili o invisibili e di sé stessi: i carcerieri più crudeli.
La carcerazione, seppur claustrofobica, ha un fascino indiscusso: protegge dalle intemperie del mondo, delle scelte, dalle decisioni e anche dalla felicità.
Dare la colpa alla madre che non abbiamo avuto, al partner algido, al figlio ribelle, al datore di lavoro abusante, è comodo e deresponsabilizzante.
Dichiararsi vittime e prigionieri e brandire un dito minaccioso contro l’altro, gli altri, il mondo, il sabato, il mal di testa, la stanchezza, il fato, è la scorciatoia verso l’infelicita.
Ciò che sopportiamo e che non gradiamo, ciò che ci autoinfliggiamo sono carceri, manette che avvolgono il cuore e la mente sottraendoci i battiti e la libertà.
I polsi legati non sono niente rispetto a un cuore in bilico, legato o sopraffatto dal buio. Le barriere psicologiche che tutti noi amiamo tessere durante la nostra vita per i motivi più disparati hanno la forza di un uragano. Nessuno può spezzarle se non avere la consapevolezza di averle addosso.
Dovremmo imparare a chiederci scusa.
Dobbiamo scusarci con noi stessi per avere detto troppi sì. Per non avere avuto il coraggio e la forza di dire no. Per non essere diventati disobbedienti. Per non avere scelto. Per non esserci fermati in tempo. Per non esserci ascoltati.
Dobbiamo scusarci con noi stessi per non esserci saputi predere cura di noi quando ne avevano più bisogno.
Per avere sopportato ciò che non avremmo mai meritato.

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2 Commenti. Nuovo commento

  • Buongiorno cara dott.ssa,
    la leggo e seguo sempre con estremo interesse perché le sue riflessioni mi sono di grande aiuto.
    Purtroppo ho sopportato oltre misura, 30 anni, ciò che non avrei mai meritato. Mancanze di rispetto e violenze psicologiche da un partner narcisista abusante. Mi sono sempre assunta le mie responsabilità non scaricando la colpa su di lui perché ero perfettamente consapevole di ciò che stavo sopportando per una forte motivazione che mi spingeva a farlo ovvero tenere la famiglia unita
    Ora a distanza di tempo e in fase di separazione, non riesco a perdonarmi perché mi sembra che ciò che ho sopportato e che non meritavo non è servito a nulla.
    Le chiedo, come si fa a perdonarsi?
    La ringrazio e La saluto con grande affetto

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    • Valeria Randone
      5 Febbraio 2023 12:17

      Innanzi tutto La ringrazio per l’affetto! Come perdonarsi dipende da un’infinità di variabili. Da come è stata amata. Dalla sua autostima. Dal suo sguardo verso sé stessa e il futuro.
      Dai suoi sogni-talismani. E, soprattutto, da quelle parti di sé complici e colludenti che sono rimaste con un uomo maltrattante, abusante e poco nutriente.
      Deve per prima cosa fare pace con quelle parti della sua psiche, parlate con loro e se non l’ascoltano le porti dritte in terapia.
      Ne guadagnerà in qualità di vita e chiarezza emozionale.
      Un caro saluto

      Rispondi

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