Una delle passeggiate che amo fare, in compagnia dei miei pazienti, è quella tra i giardini della memoria.
In questo luogo dell’altrove, solitamente incantato e ibernato da più meccanismi di difesa, si trova un po’ di tutto: demoni, traumi irrisolti e altri risolti, paure e desideri, genitori ingombranti e genitori algidi, fidanzati traumatizzanti e altri potenzianti. Se si guarda con la lente d’ingrandimento di chi pratica la cura si trova di tutto e c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
L’amore, come sappiamo, non è una passeggiata lastricata di cose semplici. Per viverlo e per viverlo bene, soprattutto, bisogna aver fatto pace con l’ingombro-risorsa chiamato passato. Quel contenitore a più strati, con i suoi tarli e i suoi demoni. Molte scelte apparentemente innocue e lineari dipendono da quello che è successo o non successo laggiù: nelle terre dell’infanzia.
Talvolta, per esempio, la scelta di un partner sbagliato non avviene per caso, ma è frutto della coazione a ripetere: quella sorta di virus interno inarrestabile e incurabile – tranne in terapia – che porta a scegliere senza sosta e tregua partner sbagliati.
Un partner sbagliato nella vita può anche capitare, un secondo anche, ma dal terzo in poi siamo obbligati a chiederci perché siamo così attratti dalla sofferenza e dallo strazio. Alcune persone che ho in terapia scoprono di avere paura della felicità e di essere attratti dal torbido, dal dolore, dai demoni del passato che si ripropongono sotto false vesti in ogni circostanza della loro vita trasformandosi in persone di famiglia, in persone care.
Smascherarli, disinnescare la carica emotiva ed erotica di cui sono intrisi i demoni e consegnarli alla soffitta dei ricordi equivale ad aprire la porta, e il cuore, alla felicità e all’amore sano.
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