Overdose d’amore, cantava Zucchero Fornaciari. Il vaccino, al giorno d’oggi, è davvero una dose d’amore e di speranza, ma nessuno avrebbe mai immaginato una tale abbondanza.
Baciata dalla fortuna, dall’abbondanza o dalla distrazione, una giovane ragazza è stata la destinataria di così tanto amore. Immagino l’ansia, o forse il panico, della giovane ragazza che ha compreso in tempo reale lo sbaglio dell’infermiera, più terrorizzata di lei.
Ben sei dosi, una fiala intera di Pfizer inoculata nel deltoide.
Avrà pensato di essersi immunizzata per la vita, e forse per la successiva. Avrà pensato di rischiare uno choc anafilattico. Avrà pensato di essere su Scherzi a parte. E invece, la giovane psicologa, non ha perso la pazienza e nemmeno la speranza. Non ha denunciato l’infermiera in panne, e ha capito che si trattava di uno sbaglio; immagino causato da un carico di lavoro senza precedenti.
Quando ascolto i telegiornali (ormai sempre di meno), le cinquecentomila dosi quotidiane di vaccinazioni mi atterriscono e mi rasserenano.
Se da un lato questa meravigliosa corsa salva vita ci catapulterà nella nostra smarrita normalità, dall’altra qualche errore di distrazione o stanchezza deve pur essere messo in conto.
Si tratta di esseri umani, i vaccinati e i vaccinanti, con ansie, paure, defezioni e notti insonni; qualcosa, prima o poi, doveva pur capitare.
Va bene che si tratta del vaccino Pfizer, a cui ormai vogliamo molto bene, ma sei dosi mi sembrano davvero eccessive. Anche se si tratta d’amore.
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