Visualizza e non risponde, ma dissemina cuori e like.
Al peggio non c’è fine, l’orbiting diventa l’evoluzione del ghosting.
O l’involuzione delle relazioni a due.
Gli adolescenti, e non solo, non rispondono ai messaggi, visualizzano senza far sì che si veda che visualizzano – una sorta di visualizzazione imboscata – ma interagiscono con la persona lasciata, o maldestramente corteggiata, attraverso i social network.
Il ghosting, da ghost, fantasma, è quel fenomeno drammatico, tipico della modernità, che in maniera lapidaria decapita le relazioni amorose senza possibilità di futuro.
Il lui – o la lei -, di turno, confuso, infedele o impaurito, esce di scena.
E non fa l’attore.
Smette di scrivere, di chiamare.
Non dissemina malcontento propedeutico all’imminente abbandono, non litiga, non diventa intermittente o rabbioso.
Non argomenta la fine del suo sentimento. Sparisce.
Semplicemente, senza possibilità di replica.
Esattamente come un fantasma.
La sparizione denota tratti di infantilismo e la chiara preferenza per le scorciatoie del vivere.
Il tutto avallato e giustificato dall’utilizzo massiccio dei social.
Le nuove mode, o derive, degli amori coniugati al web, 4.0, insomma, gli amori del nuovo millennio, non terminano qua.
Approda tra i cuori infranti l’orbiting, l’evoluzione del ghosting.
Il Romeo dei nostri giorni sparisce dalle chat, dal telefono, ma non dal cuore.
Dopo la sparizione da via all’invio di messaggi ambivalenti: non chiama, non scrive, ma visualizza le storie di Instagram, mette cuori e like sparsi sui vari social per dare tracce di sé.
Abbiamo quindi un Romeo “rotante”, ma silente.
Un emoticon, secondo me, non conosce altro desiderio che quello di tradurre in immagini le parole, i sentimenti, le emozioni.
Forse rimango un’inguaribile romantica, amante delle parole e della voce, ma un emoticon senza il sotto testo mi sembra come una notte senza giorno.
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