Ho prestato la mia penna a Marta, nome di fantasia, che in seduta mi racconta della madre che non ama bussare alla sua porta.
Mia madre non bussa. Non chiede mai il permesso prima di entrare. Fruga tra le mie cose. Quando sono in facoltà, trovo i miei cassetti rimescolati e i miei oggetti riposti in maniera differente da come li avevo lasciati. Le mie ossessioni vengono profanate, il mio ordine viene reso disordine. Il mio disordine si trasforma in ordine grazie (o per colpa di) alle sue mani indiscrete.
Dalle sue labbra non sono mai venute fuori parole come scusa, posso, sei impegnata, posso entrare, ti va di parlare, ti va di ascoltarmi.
Mia madre è un fiume in piena. Non ha rispetto per niente per nessuno. Non rispetta i luoghi altrui, le scelte altrui, i segreti altrui.
Quando decide di fare qualcosa la fa in barba alle convenzioni e ai desideri di tutti noi. Mia sorella è molto piccola e subisce il suo fascino: è sedotta, sottomessa e manipolata. Io, invece, ho attraversato un’adolescenza terrificante, e adesso sono in terapia da anni per sanare le ferite che mi ha causato senza nemmeno rendersene conto.
Si è intrufolata in tutti i miei segreti. Li ha scoperchiati, squadernati, resi pubblici. Li ha profanati. È venuta a conoscenza dei miei fidanzati senza che io glielo volessi far sapere. Ha scoperto la mia prima volta amorosa senza che io la volessi condividere con lei. Avevo sempre sperato di tenerla segreta, ben avvolta nel suo pudore e nel suo lenzuolo macchiato di sangue.
Mia madre non bussa alla mia porta, mai. Mi spia. Non sa chiedere. Non si sa porgere. Non mi sa amare. Per lei la mia diversità – o meglio l’essere diversa da lei – è una minaccia alla sua incolumità. Al nostro legame. Alla mia futura stabilità psichica.
È brutto, anzi orribile, non poter avere dei segreti di dovere di conseguenza dire tante bugie.
Ho sempre creduto che è molto meglio avere un bel segreto che essere canditate a una brutta vergogna. Ma lei squarcia i miei segreti e li trasforma in vergogna, in pubblico ludibrio.
Quando avrò una figlia o un figlio, sono certa che non sarò come lei. Che sarò educata e rispettosa. Che non aprirò il suo diario e nemmeno il suo zaino. Che non rovisterò nella sua spazzatura per carpirne i segreti. E se lei o lui vorrà rendermi complice io me sarò felice. Se vorrà regalarmi un suo segreto, io ne avrò cura e lo terrò sottochiave come si fa con i gioielli preziosi.
Io sarò una madre che bussa.
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