Forse questa volta ci siamo. Siamo all’ultimo giro di buio e al primo di giostra. Giugno, il tanto atteso mese di giugno, sembra essere il mese della svolta.
È il mese dei papaveri e del ritorno dei matrimoni e degli sposi. Della speranza e dei vaccini. Del coprifuoco che si sposta in avanti per scivolare via del tutto e, spero, della responsabilità introiettata di tutti noi. Dei primi tuffi al mare e della mascherina intermittente.
Abbiamo avuto la nostra quota di infelicità e anche abbondanti dosi di ansia e di incognita, adesso basta; abbiamo bisogno e voglia di luce, di chiarezza, di futuro.
Abbiamo voglia di tutto e di niente, di “musica leggera anzi leggerissima” per sentirci ancora vivi.
Essere vivi non significa sentirsi vivi. Amare ed essere amati, per esempio, fa sentire vivi davvero. Respirare e sentire l’aria che entra nei nostri polmoni è sentirsi vivi. Avere i brividi in corpo per un tuffo al mare prematuro e intemperante è sentirsi vivi. Fare l’amore e desiderare l’amore e il desiderio è sentirsi vivi. Parlare e scrivere d’amore, almeno per me, è sentirsi vivi.
Spegnere il cellulare e abbassare la saracinesca per lasciare tutto il mondo fuori e sentire solo il dentro è sentirsi vivi. Guardare il tuo cane che scodinzola per te, solo per te, è sentirsi vivi. Sorridere, cantare anche da stonati, ballare anche da soli, fare giardinaggio, cucinare, sniffare e mordere la vita è sentirsi vivi.
Caro giugno, sei il mio mese preferito perché sei estate anche quando sei inverno.
Ti auguro di cuore di stupirci: di portare via e per sempre il virus dalle nostre vite.
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