Una mia paziente mi racconta che ha l’abitudine di concedersi sessualmente al marito ogni domenica mattina.
Lo fa senza voglia. Lo fa perché si deve. Lo fa perché non si ascolta ma in realtà non le piace. Lo fa per evitare che lui le tenga il broncio per l’intera settimana. Lo fa per andare a pranzo dalla madre e godersi la sua famiglia d’origine. Lo fa perché in fondo non si vuole bene.
Dopo dieci anni di continue concessioni e di continue mancanze di orgasmo decide finalmente di consultare uno specialista e approda da me: nel mio studio e nel mio cuore.
Mi parla di dovere coniugale – termine decisamente obsoleto che non sentivo più pronunciare dai tempi di mia nonna e che pensavo fosse caduto in prescrizione insieme al delitto d’onore -, di fatiche del vivere, di accondiscendenza, di quieto vivere, di silenzi assordanti, di noia. Le sue parole sono buie, talvolta grigie, la voce monocorde. I suoi occhi non sorridono, sono al buio.
Il suo cuore sembra non avere battiti. Mi dice che pensava di poter vivere senza sussulti, senza emozioni e senza orgasmi. Prima era innamorata e il suo corpo era vivo.
Poi, pian piano, le fatiche del vivere hanno corroso tutto e le zavorre da portare sulla schiena sono diventate talmente tante da abbassare il volume di tutto.
La prima maternità, la seconda, la mamma anziana da accudire, la zia, le giornate buie, un inverno, un altro, le vacanze al mare. Gli anni le sono sfuggiti di mano e adesso che le figlie si sono trasferite a Torino per studiare, la sua casa è rimasta al buio e il suo cuore le ricorda di averlo trascurato per troppo tempo.
Mi dice subito che teme che sia tropo tardi per sperare ancora di essere viva, le rispondo che non è mai troppo tardi. Il cuore non segue le lancette ma i battiti.
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La vicenda della signora è comunissima, specie dopo i primi quindici anni di matrimonio. Si ingiallisce il rapporto e come la lana di infeltrisce. La donna è quella che avverte subito la noia e la routine. Non più amore che fa battere il cuore! E per conseguenza non più ormoni che assecondano il piacere.