Quando scegli la cura come stile di vita, devi fare i conti con la malattia. Propria e altrui. Sempre.
Ti cammina a fianco, ti guarda, tu guardi lei. Instauri un legame intimo e profondo con il male di vivere in tutte le sue manifestazioni, lo fai tuo e lo promuovi a compagno di viaggio e di vita.
Quando hai il privilegio di addentrarti nella psiche altrui e impari a vedere l’invisibile, non lo lasci in studio quando vai via, ma lo porti sempre con te.
Il paziente, con il suo mondo unico e complesso, continua ad abitare il tuo mondo interno, il tuo inconscio a lavoro: con e per lui.
Freud, che ho amato molto e che mi ha insegnato molto, sosteneva che lo psicoterapeuta deve essere sufficientemente sano, ma essere stato in odore di malattia, tanto da comprendere quella dell’altro: la malattia del vivere.
Nel mare magnum delle cure psicologiche, c’è chi si occupa dei sintomi, spesso avulsi dalla persona ammalata e dalla persona che cura.
Una sorta di terapia che ignora, volutamente, le cause. Non contempla l’esistenza dell’inconscio con le sue magie e i suoi misteri, dei lapsus e dei sogni; prescrive esercizi, vari ed eventuali, che vertono più sul fare che sull’essere.
Ce ne sono altre, le terapie del profondo, non necessariamente lunghe e costose, e non necessariamente migliori delle precedenti, che lavorano sul paziente nella sua interezza di presente e passato. Di rimosso e poco ortodosso. Con sintomi e vincoli della sua psiche, e disagi sottaciuti.
Quando un paziente ha il mal di vivere intraprende un viaggio di dolore nel dolore, fatto di sintomi, di insonnia, di inappetenza e di fame.
Perde interesse nei colori e nei sapori della vita, sente germogliare dentro di sé pensieri cupi, sentimenti e istinti negativi. Il male oscuro si fa silenzio, per diventare poi male del corpo e del cuore.
Si fa ansia, irritabilità, disinteresse, silenzio dei sensi, crisi di vita e di coppia.
Quando la vita perde di vibrazione e diventa piatta e in trappola, i muri invisibili fatti con i mattoni dei sintomi visibili, a un certo punto diventano invalicabili e insopprimibili.
Averne cura e chiedere aiuto è l’unica strada per restituire valore e utilità alla sofferenza.
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