Avete mai sentito un odore impertinente che si insinua nelle narici, le inebria, le colonizza e lì rimane per abitare il giardino della memoria?
Lui, l’odore che si fa profumo, è la merenda della tua nonna del cuore.
Quella che ripara, che asciuga le lacrime, che consola dopo un brutto voto o un inaspettato abbandono.
La cioccolata calda che consola, che fa bene al corpo e soprattutto al cuore, che asciuga le lacrime o che rattoppa un cuore infranto.
È l’abbraccio di un genitore che ripara e mette al riparo dalla vita o che consegna alla vita.
È quell’odore di gelsomino che ricorda il primo amore vissuto in campagna. Quel muretto scavalcato per salvarsi dal controllo dei genitori. Il cuore che accelera e che si ferma, che riparte e che diventa anarchico.
Il naso ricorda emozioni e sensazioni, li trattiene a sé, decide quando riportarli alla memoria del cuore e farci piangere, emozionare, disperare. L’odore ci rende nostalgici e romantici, ci strattona nel tempo e pur essendo qui ci trasporta lì. Altrove.
Non è arginabile e tantomeno prevedibile. Non possiamo proteggerci o schermarci, né tapparci il naso per evitare che ci inebri o scombussoli. È evanescente, voluttuoso, intenso e persuasivo. È mistero quando intrappola i ricordi e li ripropone come se ieri fosse oggi. Quando parla di noi e a noi.
È mistero quando sopravvive a noi, e quando si inerpica nelle strade impervie e scoscese della memoria.
Quando ci disturba dovremmo fare in modo di ascoltarlo, perché lui, l’odore, non imbroglia e non mente mai.
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