Viviamo tutti a suon di notifiche e d’urgenza. All’insegna del cicaleccio insopportabile e petulante di whatsapp. Le foto si sono sostituite prepotentemente alle parole, alla profondità della voce e dei contenuti.
Il tutto e subito sembra essere diventato un valido surrogato alla capacità d’attesa, al corteggiamento lento, e allo spogliarsi – corpo e cuore – con gradualità e intimità. Il sexting diventa il nuovo modo di fare l’amore senza toccarsi, e l’autoerotismo assistito rassicura più dell’intimità, quella vera. La nudità di corpo, non d’anima, diventa la nuova forma di seduzione, e sui social appaiono sempre di più labbra turgide e poco spontanee, scollature procaci e fondoschiena al posto di contenuti. Meno abiti e più audacia.
Ma siamo certi che la nudità del corpo corrisponda davvero alla nudità del cuore?
Ci sono abiti che vengono indossati con l’intenzione di camuffare più che di scaldare o coprire. Il corpo e la psiche.
Alcuni ricordano le mute, resistenti all’acqua e alla profondità. Altri delle garze invisibili: un vedo non vedo della psiche, altrui e propria.
Altri ancora proteggono dallo sguardo invasivo e giudicante del mondo.
E poi ci sono quelli che, se pur resistenti, si dissolvono quando entrano in contatto con il partner amato.
Alcuni abiti o costrutti mentali, alcuni meccanismi di difesa della psiche o paure scivolano via come una seta quando entrano in contatto con il partner giusto.
Quando nasce un amore esistono tante prime volte dell’anima, e altrettanti sentieri – alcuni impervi, altri in salita e alcuni in pianura – che conducono i protagonisti di quella coppia verso la conoscenza reale del mondo dell’altro.
Conoscenza che va ben oltre un corpo nudo.
Mi piace immaginare il corteggiamento come una sorta di strip-tease, l’equivalente del togliere un capo alla volta per transitare lentamente alla nudità. Una sorta di slow dating.
La variabile tempo diventa una sorta di preliminare d’amore, di afrodisiaco, di strategico rinforzo delle emozioni procrastinate, vissute da lì a breve.
In questo falò della vanità e del mostrare e mostrarsi, forse, sbirciare le emozioni dal buco della serratura del pudore, potrebbe essere una strategia per cercare di rivalutare l’attesa e l’amore.
Seguimi su Facebook (clicca qui) e su Instagram (clicca qui) e guarda le mie foto.
2 Commenti. Nuovo commento
La fame dell’immaginazione, il vedo non vedo, il non sapere, il pensiero del “film” che sarà, il nuovo incontro, l’attesa , il profumo dell’altro/a, il corteggiarsi mentalmente, tramite messaggi empatici, ecco tutto può essere solo una goccia in mezzo al mare, nell’attesa dello ztunami che ti avvolge l’anima ed il corpo, rendendo sublime ogni parola ogni pensiero..
Questo può essere l’amore che è stato, quello del momento, quello che sarà..
In una società come la nostra in cui vale il tutto e subito perché non si ha più tempo di aspettare nè la pazienza per farlo, mi sento una mosca bianca. A me piace ancora il corteggiamento, lo scambio di messaggi, lo scoprirsi poco alla volta, la seduzione dell’anima prima di quella fisica, il coinvolgimento emotivo…
Mi chiedo se la mia anima romantica risulti tanto ridicola agli occhi degli uomini…