Con sguardo mesto, un atteggiamento di chiara sudditanza emotiva, nella recondita speranza di ricevere qualche parola di approvazione, gli allievi-concorrenti di Master chef urlano “Sì chef”.
Lo chef li punta con uno sguardo che evoca un arcaico Super paterno di psicoanalitica memoria, li maltratta mentre li inquisisce e ammonisce.
La scena si fa tetra. Il panico giunge in sala. Il tempo si ferma.
Segue quel momento sacro chiamato assaggio, valutazione – non del piatto ma della persona -, la riflessione post primo morso, la fronte che si curruga, la sentenza. Il tempo che riprende a scorrere.
Il silenzio si diffonde in sala, i concorrenti si prostrano al servizio dello chef e si fustigano con una postura e prossemica da pentiti. Hanno capito. Non sbaglieranno mai più le dosi del sale o la croccantezza della panatura, e mai dicasi mai più metteranno la lattuga di traverso mentre deturpano l’estetica e l’essenza del piatto. I rimandati tornano al posto come cani bastonati e snocciolino scuse da seduta di psicoterapia, i promossi si recano scodinzolanti e urlanti in balconata, pronti per una nuova sfida.
Quando penso agli chef e al loro indiscusso fascino mi viene in mente un film che reputo un capolavoro: “Tutte le donne della mia vita”, con la regia di Simona Izzo e Luca Zingaretti che interpreta Davide, uno scavezzacollo, eterno Peter Pan, nonché chef stellato.
Davide è un cuoco di successo che esercita la professione in cucina e in camera da letto, alla stessa maniera, seduce le donne mescolando fascino e spezie. A causa di un embolo e della sua passione per la subacquea finisce in camera iperbarica, che per gli addetti ai lavori ricorda il ritorno all’utero, cosi deve affrontare il suo Edipo irrisolto.
Il malore lo costringe a ripercorrere tutta la sua inquieta vita sentimentale e a incontrare tutte le donne della sua vita, inclusa la madre.
Le donne sono state, se non ricordo male, le seguenti. Una sensuale gourmet che assaggiava cibi e chef.
Una biologa ipocondriaca che riproduceva sapori e profumi, tra ansie e paure. Una giornalista di un canale di cucina che profuma di latte, che lo rende padre e che incarna l’amore vero quasi-adulto, e che in fondo rappresenta l’amore sano.
E la proprietaria cronicamente adultera di un ristorante con due stelle Michelin. Un sogno erotico per gli chef.
A governarle tutte – e forse a renderle indispensabili – come sempre accade, c’era la madre con la quale Davide aveva un conto aperto.
Una donna algida che si faceva chiamare per nome e non mamma, e che nascondeva un segreto. E che segreto!
Da vedere o rivedere, oltre a Master chef, naturalmente.
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