Chi naviga lo sa. Quando si approda in un’isola si avverte o non si avverte un brivido inedito. Quel brivido, esattamente come una bussola, ti indirizza verso quello che un giorno potrebbe diventare il tuo posto del cuore, o forse lo era già ma tu non ne eri a conoscenza.
Quando lo diventerà in maniera ufficiale, sarai obbligato a tornare lì, in quel luogo esterno e interno, ogni anno o ogni volta che potrai. Mosso da un’attrazione fatale e irrefrenabile, prepari il cuore, la valigia, la barca e salpi in direzione isola del cuore.
I tempi sulle isole sono lenti e dilatati, la vegetazione fitta e verdeggiante. Il gelsomino si alterna e si intreccia alla buganvillea sino a ricordare un nodo d’amore; insieme si inerpicano sui muri in pietra lavica rendendoli unici.
I profumi ti inebriano, e hanno il compito di abbracciarti dopo tanto cemento e fretta.
Gli isolani sono accoglienti e respingenti. L’isola è la loro, quindi, ti ospitano per un po’ a patto che poi tu vada via e loro possano ritornare nel loro silenzio e solitudine.
Le isole Eolie, adesso patrimonio dell’unesco, sono le mie isole della mia terra e del mio cuore.
Vulcano, per esempio, è l’isola delle nespole. L’ho ribattezzata così.
A ogni angolo c’è un albero di nespole: generoso e pieno di frutti.
Puoi mangiarle quando vuoi, sono sempre mature e dolci. Le piante, sulle isole, rispettano le stagioni e la frutta ha tempi di maturazione in sintonia con le stagioni.
Mai anzi tempo, mai fuori tempo. Questa sincronia con la natura rasserena e rassicura, significa che da qualche parte del mondo l’uomo non ha ancora dato il meglio di sé.
Le guardo con stupore e incanto e mi tornano in mente le parole di mia nonna: “Con il tempo e con la paglia maturano le nespole”.
Un proverbio contadino che deriva dall’abitudine di far maturare a lungo le nespole in contenitori di paglia, perché non possono essere mangiate appena raccolte, in quanto aspre.
Se penso agli incontri di anime e di cuore, credo che anche in questo caso la pazienza e la lentezza vada utilizzata con perizia per non consegnare mai l’amore alla fretta e alle ortiche.
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