Siamo cresciuti sentendoci dire che dovevamo diventare forti. Che chi si ferma è perduto.
Che dovevamo diventare guerrieri.
Che non dovevamo fermarci davanti a nulla. Che ogni crisi doveva essere superata, oltrepassata, ignorata, ingannata, scavalcata.
Siamo stati cresciuti sentendoci dire che il piacere viene dopo il dovere.
Che bisogna credere in sé stessi anche a scapito delle fragilità di ognuno di noi.
Siamo stati cresciuti sentendoci dire che le fragilità vanno celate, mistificate, nascoste. E che i più forti, i più cattivi, i più volitivi vanno lontano.
Siamo stati cresciuti sentendoci dire che le lacrime non sono dignitose, che un uomo non può piangere.
Che una donna è destinata a un cammino zoppicante proprio perché donna.
Che deve rassegnarsi a guadagnare di meno di un uomo e a faticare di più; a mettere al mondo un figlio e a rinunciare al proprio lavoro; a fingere orgasmi inesistenti sotto le lenzuola per rassicurare il partner.
Ma siamo davvero certi che sia così? E se la fragilità fosse un valore?
Se accarezzarla, conoscerla, trasformarla e attraversarla, e mentre lo facciamo la ringraziamo, diventasse la strada per la pienezza e la consapevolezza di sé?
Quando incontro una persona interessante, la prima cosa che faccio ascoltandola è cercare di capire dove risiede il suo trauma, il suo abbandono, il suo disagio psichico, la sua ferita fertile.
Noi siamo il frutto di quello che siamo stati, che abbiamo subito, che abbiamo desiderato e non abbiamo ottenuto. Siamo il frutto delle nostre frustrazioni delle nostre debolezze, degli abbracci mancati, dei rifiuti e dei traumi. Della fame d’amore, delle notti insonni, dell’umore che fluttua, della follia.
La fragilità nell’intensità e l’intensità nella fragilità sono una matrimonio indissolubile, longevo e felice.
E io faccio il tifo per loro.
Rinnegare le ferite e far finta che non ci siamo significa abbassare il volume del cuore e vivere a metà.
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3 Commenti. Nuovo commento
Buongiorno Dottoressa, le fragilità, per chi abbia un minimo di Sapienza e Consapevolezza come Lei, sono belle da vedere e da ammirare sia in un Uomo che in una Donna, e per Lei, Dottoressa, è ancora più interessante perché studia con animo ed entusiasmo l’eziopatogenesi della debolezza umana. Ma l’Autorita della semplice logica del nostro mondo prevede che ogni essere vivente ricerchi la protezione per poter vivere meglio e per potersi esprimere. Noi abbiamo bisogno di individui forti con cui camminare a braccetto, per ottenere equilibrio. Ovviamente ognuno di noi preferisce il suo stereotipo di ricerca di stabilità. C’è chi cerca la forza, chi la bellezza, chi l’intelletto, è così via. Ma ricerchiamo la stabilità. Diverso è il discorso di chi è instabile, che pur ricercando la stabilità (perché si riconosce instabile) non riesce a trovarla, perché, pur inserendosi, non lo riconosce come mondo vivibile, perché pesce fuor d’acqua, e quando scappa via da questo mondo, scappa via come fosse un suicidio, rubando e portando via i valori e i tesori delle persone stabili, proprio perché si riconosce debole.
La debolezza degli altri ci fa sentire forti e addirittura più intelligenti ma è un’arma a doppio taglio : Vede Dottoressa, in Natura, tutti gli animali e addirittura pure le piante, le fattrici, quando riconoscono che il figlio nasce debole e non sarà in grado di proteggere la famiglia, in futuro, lo uccidono. Questo succede pure tra gli esseri umani, solo che non si uccide con la forza ma con la forza della razionalità e il potere del ricatto è delle emozioni, da parte di quelle persone che ci avevano intenerito con la loro fragilità. Succede per due motivi, sia per l’evoluzione perché la Natura ha bisogno di ottenere esseri più forti e intelligenti altrimenti non avrebbe luogo l’evoluzione e sia perché la Terra non può accogliere tutti, perché ha bisogno di vivere e respirare pure Lei.
Trovo i suoi articoli estremamente interessanti e mi farebbe piacere ricevere una copia via mail come sopra riportato.
Grazie
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