Ero in fila per imbarcarmi sul mio volo in direzione casa e mi sono ritrovata ad ascoltare delle persone che chiacchieravano in maniera animata per ingannare l’attesa.
L’argomento centrale che accendeva gli animi di tutti era, ovviamente, il Covid.
Chi suggeriva l’obbligo vaccinale, chi la quarantena per i non vaccinati, chi la terza dose per tutti per bloccare la pandemia. E chi accarezzava la teoria del complotto: il vaccino non è stato reso obbligatorio per incentivare il mercato nero di green pass falsi.
Ognuno di loro proponeva una possibile soluzione per cercare di venir fuori da questo abisso senza fine e cercava di trovare le cause di così tanto disagio. La colpa veniva distribuita in maniera democratica allo stato, ai cinesi, ai non vaccinati, soprattutto; ma il denominatore comune dell’umore di tutti era l’impazienza mista a una buona dose di rabbia.
Due anni fa, quando tutto ebbe inaspettatamente inizio, eravamo tutti sulla stessa barca.
Eravamo spaventati, terrorizzati, attoniti. Un virus che veniva da lontano era arrivato così tanto vicino alle nostre vite sino a scompaginare e anche sterminarle del tutto. Senza pietà, senza criterio, senza che potesse essere arrestato o almeno arretrato.
Durante il primo Lockdown, quando riuscivamo ad uscire di casa e incontravano un’altra persona, scattava immediatamente uno sguardo d’intesa e di empatia.
Con quegli sguardi muti comunicavano più che con mille parole. Avevamo paura, e ce l’avevano tutti.
Una situazione più grande di noi ci aveva investito e non sapevamo bene cosa sarebbe successo ai nostri cari e a noi. Eravamo tutti in religiosa attesa di un miracolo da parte della scienza: un vaccino.
Poi il vaccino è arrivato, e invece di unirci ci ha separati. Sono iniziate le fazioni e le paure, i sabotaggi alla guarigione di questo mondo infetto e le manifestazioni.
Mentre ascoltavo le persone parlare, percepivo un profondo sconforto e una marcata impazienza nelle loro parole. L’imbarco ci ha salvati, ma era più che chiaro che i vaccinati avevano perso la pazienza.

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