I preti sono persone.
Le persone non sono sprovviste di sessualità.
La fede non azzera la sessualità.
Ed ogni proibizione amplifica il desiderio.
Mettiamo insieme questi quattro punti ed abbiamo una bomba ad orologeria. Sempre.
Abbiamo, poi, il buon senso, il credo religioso, i dossi e i rallentatori del piacere, la censura, l’intelligenza, talvolta tutto questo non basta e le pulsioni travalicano ogni censura e diventano agiti.
Pericolosissimi e tragici agiti a scapito di vittime innocenti.
Dopo gli ultimi fatti di cronaca, per evitare che non siano gli ultimi ma uno dei tanti tasselli di una così deplorevole deriva, la conferenza svizzera dei vescovi vorrebbe introdurre delle misure preventive per i rappresentanti della Chiesa.
Il presidente degli esperti incaricati dai vescovi Giorgio Prestele sta valutando varie ed eventuali strategie, tra le quali l’educazione affettiva e sessuale ai sacerdoti.
Cosi, questi giovani uomini, prima di appendere al chiodo la loro salute sessuale – la chiesa vieta categoricamente l’autoerotismo, senza considerare i danni prostatici, oltre che psichici – e prendere i voti, dovrebbero analizzare insieme ad un clinico il loro rapporto con la sessualità.
Questa proposta potrebbe rappresentare un giro di boa per le nostre leggi, le quali sono le uniche che vietano in Italia un programma di educazione affettiva e sessuale ai nostri ragazzi.
Vuoto legislativo che lascia spazio al porno, alle ansie ed alle pillole dell’amore auto prescritte per lenire ansie, paure e buchi di conoscenza del funzionamento sessuale.
Iniziare a formare i religiosi, potrebbe dare il via alla fine di un matrimonio mal riuscito tra bigottismo e sessualità.
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