L’amore nasce e cresce nella terra della reciprocità. Dell’ascolto e del rispetto. Dei baci profondi e unici e degli abbracci in cui abitare.
Purtroppo non sempre accadono queste meraviglie, talvolta l’amore nasce e cresce zoppicando nella terra del bisogno, uno dei luoghi più pericolosi che ci sia.
Quel luogo ameno, arido e desertico che richiede acqua, luce, nutrimento e semi di varia natura che possano diventare alberi. È il luogo del bisogno e della fame d’amore. Ed è il luogo dove nascono, crescono e diventano dei mostri a tre teste gli amori malsani, asimmetrici, tossici e letali. Quegli amori che squadernano l’apparato psichico e le viscere.
Quegli amori che spesso tendono a diventare eterni proprio perché impossibili. Che sono formati da un partner affamato e da uno vampirizzante. Da amanti che vivono di briciole di presenza e macigni di assenza. Da tormento, lacrime e assenza di progettualità e serenità.
In realtà, prima di arrivare al femminicidio come ultima spiaggia – perché come ben sappiamo si arriva anche lì – e ai maltrattamenti e alle sofferenze intermedie, la coppia naviga già in pessime acqua, sin dal suo esordio come coppia.
I segni prodromici ci sono tutti: fame d’amore, richieste continue, la capacità innata di ignorare ogni elemento nocivo, la tendenza ad idealizzare il partner, la totale assenza di un baricentro psichico ben saldo di uno dei due o di entrambi i partner, e la propensione ad esistere soltanto se l’altro è accuditivo e presente.
Segue l’inconscia e vana speranza che l’altro cambierà per amore e la proiezione sul partner di ferite di quell’infanzia che ancora duole.
In realtà il partner non è uno psicologo, non cura, non ripara, non compensa quello che il genitore algido non ha potuto o saputo dare.
Chi soffre di fame d’amore chiede l’elemosina. Un’elemosina drammatica: quella affettiva.
Da cui può guarire soltanto da solo.
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