L’abbiamo smarrita. Ci siamo passivamente rassegnati a questa nuova deriva. Ormai si fa così, lo fanno tutti. Abbiamo detto un caloroso addio all’eleganza dei sentimenti.
Una delle conquiste della modernità è senza dubbio la la pornografia dei sentimenti. L’ostentazione, le urla, gli amori edulcorati e postati, le lacrime pubbliche, i selfie in tutte le condizioni e situazioni, l’eccesso di presunta libertà e sincerità.
I tradimenti condivisi. I divorzi nutriti a suon post e di follower.
La maleducazione affettiva, amorosa e sessuale regna sovrana in ogni dove. Abbiamo smarrito la gradualità e anche profondità del sentire. Quella dimensione elitaria delle relazioni.
Segue, come logica conseguenza, la mancanza di profondità delle emozioni perché diventate volatili, a termine, pubbliche e online.
E se per caso, in qualche post o in qualche scritto ti permetti di esprimere un concetto del genere viene letteralmente sbranata perché ognuno può fare quello che vuole.
Nessuna spiegazione psicologica o psicoanalitica viene accettata o compresa.
Educare al pudore dell’anima e del corpo sembra essere diventato anacronistico e odora di muffa.
Il pudore, nonostante tutto, rimane quel luogo simbolico dove le emozioni acquistano dignità, dove possono essere riconosciute, elaborate e vissute.
Solitamente chi non ha pudore dei sentimenti, chi non li costudisce e nutre dentro di sé, non ne ha nemmeno la profondità.
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