La coppia è il luogo della magia e dell’inferno. È il tempo dell’incontro o del non incontro. È lo spazio interno che si fa contenitore e contenuto. È dispensatrice di gioie e di emozioni, e ladra di libertà e individualità.
È una gimcana tra immaginario e realtà, tra presenza e giusta distanza, tra un presente vissuto e un futuro immaginato e sperato.
È l’intersecarsi di quelle meravigliose diversità che quando non minacciano arricchiscono.
Talvolta, però, le diversità e gli spazi altrui diventano più una minaccia che una risorsa. Così le certezze dell’uno diventano le rinunce dell’altro, e le rinunce dell’altro si trasformano in fame d’aria di chi è obbligato ad attuarle. Per amore, per paura di perdere l’altro o per paura di deluderlo.
La metamorfosi amorosa non è immune da effetti collaterali e rischi postumi.
Quando si sposta il proprio baricentro psichico sull’amato, o si indossano i panni mentali e psichici altrui, si corre il rischio di smarrire sé stessi e di confondere la propria identità e personalità con quella altrui. Un esorcismo mal riuscito.
In realtà, l’altro non ci appartiene.
Non è uno scrigno segreto da forzare, né una tabula rasa sulla quale disegnare.
Non è una terra da colonizzare, ma una geografia inesplorata da assaporare.
Nel rispetto dei tempi, dei modi, dei silenzi parlanti e delle parole mute.
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