La nautica mi ha sempre affascinata, da quando ero bambina e andavo in barca, lamentandomi, con i miei genitori. Poi da grande ho conseguito la patente nautica e ho compreso il significato profondo e reale del navigare in mare e di andare dove non si tocca.
La navigazione non è molto dissimile dalla vita di coppia.
Quando lasci il porto sicuro e il tuo guscio protettivo – che si chiami famiglia, solitudine, paura dell’amore o egocentrismo – per esplorare altri luoghi, cambi prospettiva.
Abbandoni le tue regole e la tua saracinesca narcisistica per
metterti profondamente in discussione. Smetti di guardarti l’ombelico e sposti lo sguardo verso l’orizzonte, verso quello che la vita, il mare e il partner possono offrirti.
Per godere del panorama mozzafiato devi avere coraggio e lasciare gli ormeggi.
Devi essere incendiato dal sacro fuoco della passione, dall’audacia di voler esplorare e andare in mare, con il rischio di incontrare onde anomale, mareggiate e tradimenti, colpi di calore e sensi infiammati, acque calme e noia.
Quando lavoro, scrivo e curo, curo e scrivo, penso spesso a un regalo che ho ricevuto anni addietro. Una volta un mio paziente, a fine percorso, mi ha regalato un Portolano antico fatto di carta e di penna, un vero incanto. Il Portolano è un manuale per la navigazione costiera basato sull’esperienza e l’osservazione. Riporta, tra disegni, mappe e carteggi, informazioni indispensabili alla navigazione e all’ormeggio. Ogni volta che lo sfoglio mi viene in mente il mio paziente gentiluomo, l’amore e la coppia. Quel percorso fatto di burrasca e di meraviglia che ogni amore percorre.
Penso alle rotte del cuore, spesso sconosciute ai legittimi proprietari, e alle indispensabili dotazioni di bordo fatte di ascolto, rispetto, empatia e alleanza che bisogna avere per la navigazione condivisa.
Quella navigazione fatta di rotte del cuore che da due vite ne fa una mantenendone due.
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