Una mano si attarda sotto una gonna. Un bacio senza consenso si intrufola furtivamente in una bocca non consenziente.
Uno spintone in più apparentemente fortuito appartiene agli spostamenti in metro.
Una contrattazione silente tra posto di lavoro e disponibilità affettiva diventa una postilla di alcuni contratti lavoratovi.
Una parola di troppo su una pagina Facebook. Apprezzamenti, illusioni e illazioni, baci, cuori e fiori, non graditi e non consoni.
Sino ad arrivare a uno stupro, a scene di ordinaria violenza, alla morte.
Questi sono soltanto alcuni degli esempi più frequenti di abuso travestito da inciampo di percorso o da pseudo corteggiamento.
Donne braccate, offese con le parole e con i gesti.
Rese oggetto di un istinto predatorio maschile mal addomesticato, talvolta giustificato ed allegramente condiviso.
Gesti che provocano un danno irreparabile, e che lasciano echi crudeli al loro passaggio.
La violenza è un mostro che si nutre di indiffidenza e di paura, di ripetizione e di rabbia. Non conosce ceto, religione e sesso.
Purtroppo viviamo in un momento storico che dimostra una sorprendente resistenza ai cambiamenti e al rispetto.
C’è davvero tanto da dire e tanto da dover fare.
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