L’assordante silenzio di un figlio adolescente

Una figlia adolescente è una fatica inenarrabile.
È il tutto e il niente, l’intensità e il vuoto, i picchi di cattivo umore e l’eccitazione da tono dell’umore.
E tu, da mamma, sei sulle montagne russe insieme a lei.
È lo shopping compulsivo, e il non ho niente da mettere.
Quando la mattina l’accompagni a scuola pensi di poter instaurare con lei un dialogo che non sia un monologo.
Approfitti di questo lasso spazio-temporale in cui lei non può scappare ed è obbligata a stare con te, per cercare timidamente di tessere un discorso.
Siete assonnate entrambe, provate dalla sindrome del lunedì mattina, così, inizi a parlare vagamente di quello che la riguarda.
Un buco dell’acqua, le tue parole volavo via e sembrano non arrivare a destinazione.
Il cellulare batte la tua voce uno a zero.
Ma tu, da mamma, non demordi.
Fai il giro largo dei suoi meccanismi di difesa e tenti con argomenti assolutamente fatui, ma lei chatta compulsivamente, passando da Instagram a whatsapp.
Luoghi affollatissimi di buon mattino.
Cerchi di mettere una musica che può essere di suo gradimento, ma lei cambia e dice “questa è dei tuoi tempi”, mentre tu utopistocamente pensi che i tuoi tempi siano i suoi tempi.
Poi, miracolosamente o sfortunatamente per te, trova Sfera Ebbasta, un rapper tanto brutto quanto di cattivo gusto, e si ferma.
Si inchioda lì e l’ascolto diventa assoluto, ovviamente suo, non tuo.
Decidi che è meglio guidare e starle accanto in silenzio.
Ma anche questo non va bene, perché lei sa guidare – guida più o meno da tre mesi – e crede di essere la Schumacher della strada.
Con affetto e falsa modestia ti bacchetta, ti dice quando accelerare, quando frenare, quando girare, e quando fermarti.
Perché tu, che l’hai portata in giro sino da quando era nella tua pancia e non è mai successo nulla, diventi improvvisamente una frana.
Non sei in grado di guidare come lei.
A questo punto finalmente arrivi a scuola, vorresti abbracciarla affettuosamente e augurarle una buona giornata, ma lei non te lo permette.
Ti obbliga a fermarti a qualche chilometro di distanza di sicurezza dalla scuola per evitare che i compagni la possanoo vedere insieme a te.
Cosa avrai mai che non va bene?
Sei semplicemente una mamma, quindi, da tenere dietro le quinte.
Decidi, per quieto vivere, di ascoltarla, nel tentativo di assecondarla in maniera empatica e simpatica, e lei ti obbliga a fermarti in un punto specifico.
Il punto deve essere assolutamente quello, non si sa bene per quale misterioso motivo.
A questo punto fai un passo indietro nel tempo e ti senti esattamente come quando facevi i saggi di danza classica a teatro e ti mettevo una stellina sul palcoscenico.
Quello sarebbe stato il tuo posto e dovevi mantenerlo fino a fine spettacolo.
Che fatica essere mamma.
Adesso indosso i panni della psy, decisamente più emozionante.
Buon lunedì.

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