Ritornello diventato già tormentone, cantato da Elodie a Sanremo.
Quante volte abbiamo augurato lacrime copiose a chi ha causato le nostre? e quante altre abbiamo mistificato le nostre perché dall’altra parte non ce n’era nemmeno una?
Quando un amore nasce, cresce e poi muore – perché purtroppo e a volte per fortuna un amore muore – l’emotivà si fa lacrime, sintomi, notti insonni, disagi di varia natura.
Il rapporto con le lacrime – che si tratti di lacrime di gioia, di emozione, di sofferenza o di coccodrillo – è complesso e non sempre dalla facile lettura.
C’è chi non le contiene. Chi ha difficoltà a lasciarsi andare, evitandole e trattenendole con cura. C’è, poi, chi, esprime ogni emozione attraverso le lacrime.
Le lacrime non sono soltanto un segnale di debolezza ma rappresentano la strada per entrare in sintonia con la parte più segreta e profonda di noi, con le nostre emozioni e paure. Quelle gocce preziose rappresentano un vero e proprio rivelatore di emozioni taciute, anche e soprattutto le più scomode e ingombranti. Goccia dopo goccia indicano la strada verso la verità del cuore.
Il pianto arriva dove le parole si fermano a riposare. Dove non è possibile arrivare in altro modo. Hanno la bellissima e pessima abitudine di tradurre l’intraducibile, quindi, dopo, non si può più mentire a sé stessi.
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Le lacrime arrivano a sancire definitivamente una perdita. Ci rendono consapevoli del lutto, del fallimento, della perdita definitiva.
Ma allo stesso tempo ci liberano, e ci ritroviamo un po’ più forti.