Questa è la storia di un incontro. Un cane vaga spaventato nei pressi di casa mia da circa un mese.
Nei viali di campagna si aggira un grosso cane bianco con delle macchie color miele disseminate su tutto il mantello che lo fanno sembrare un piccolo giaguaro.
Ha gli occhioni languidi e liquorosi con una linea nera che li circumnaviga e che conferisce ancora più profondità a quello sguardo da cane abbandonato e bastonato.
Ho tentato con rituali lenti di portargli del cibo, ma lui è chiaramente spaventato. Ogni sera alle sette, l’orario in cui ha capito che rincaso, si fa trovare lì, a ridosso di quel muretto, a metà strada tra un cancello e un dirupo, e mi guarda. È chiaro che mi aspetta. Non viene verso di me ma non scappa da me.
Mi metto lì, non troppo vicina e nemmeno troppo lontana, nel tentativo vano di porgergli una mano e del cibo, ma lui è talmente spaventato dalla presenza di un essere umano che scappa via.
Ogni sera alle sette, abbiamo un appuntamento muto: io gli porto del cibo, lui mi guarda, aspetta che io mi allontani un attimo e inizia a mangiare di gran fretta.
Oggi ha piovuto tanto e il mio pensiero va a lui che è sprovvisto di un tetto sulla testa e di una cuccia. Vorrei cercarlo, ma i tuoni lo spaventano e lo rendono introvabile. Vorrei aspettarlo, ma la pioggia copre il rumore dei miei passi che ormai lui conosce bene, e non verrebbe al nostro appuntamento.
Posso solo aspettare che spiova.
Ci sono tanti modi di adottare e anche di abbandonare, la rinuncia di proprietà è una di queste.
Ho deciso che lo adotterò a distanza. Avremo un appuntamento muto alle sette del mattino e alle sette di sera, festivi inclusi, sino a quando i nostri incontri non ripareranno il suo cuore lacerato e, nel tempo, imparerà a fidarsi di me.
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