Esiste una stanchezza profonda e cupa che non passa con il riposo, con il sonno, con il cibo. Non passa con le solite medicine, quelle che si bevono, ingoiano, che ti pungono.
Non passa con le vitamine e nemmeno con gli integratori. Non passa in vacanza, al mare, al sole. Te la porti addosso di notte e di giorno. A stomaco pieno e vuoto.
Ti fa sentire fame e nausea, sonno e insonnia al tempo stesso.
Questa stanchezza sembra essere invisibile agli altri però tu la senti bene, forte e chiara. È una stanchezza che ti squaderna senza pietà.
Ha la forza di un uragano tropicale che non puoi arginare con la mangrovia ma che puoi e devi solo assecondare.
Questa stanchezza si presenta in forma bizzarra e prima o poi ti chiede il conto. Sembra distrazione, insonnia, affaticamento, fame, inappetenza. Sembra tutto e niente.
Questa stanchezza per guarire ha bisogno di cure, rispetto e profondo affetto. Può stritolarti di meno dinanzi a un mazzo di parole, a un chilo di gioia, due etti di risate, quattro di gentilezze, del gelato al cioccolato e tanta presenza.
Al suo cospetto ti devi fermare, inchinare, cercare di capire e tradurre in parole i silenzi, in grida i sintomi muti.
Per guarire questa strana stanchezza ha bisogno di parole di luce e di ascolto di cuore, di pochi amici ma veri e di amori profondi, di abbracci a profusione e di mani su cui contare. Evitare con cura la confusione, i cicalecci, la gente che galleggia, le non presenze, le dosi massicce di web, le parole vuote, il non ascolto, la fretta e la frettolosità, la falsità, la ruvidità.
La stanchezza che non passa è la stanchezza del cuore.
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Tristemente vero, col tempo ti distrugge, invade la propria vita, portandoti al limite delle proprie forze e convinzioni. Solo la convinzione che esiste l’amore può darti la forza di combattere e curare il proprio cuore per riportarlo in vita, con l’unica medicina che è l’amore