Oggi è venuta a mancare la sarta del mio piccolo paese: la signora Pina. Un maledettissimo tumore è tornato e l’ha portata via.
Era la sarta di tutti noi. Ha rammendato ricordi, abiti da sera, abiti delle mamme che hanno incastonato istanti simbolici e che grazie a lei sono diventati delle figlie trasformandosi in caldi abbracci.
Ha fatto orli all’improvviso per eventi speciali, per congressi, trasmissioni tv, feste e ricorrenze.
Mi ricordano di lei i diciotto anni di mia figlia, la sua laurea, le mie tante tende, i cuscini con le nappe che raccontano la mia Sicilia, il suo sobbollire come una pentola di fagioli. Lei era sempre con noi.
Tra un orlo e un altro, mentre ero arrampicata su uno sgabello e lei china e precisa con il suo inseparabile metro, parlavamo di valori e di politica, di questo mondo che le piaceva sempre di meno, di mia figlia e dei suoi successi.
Nonostante guardasse gli orli, quando parlavamo delle nostre figlie era facile scorgere il suo sguardo compiaciuto e quella luce scintillante negli occhi che solo una madre può indossare.
La signora Pina borbottava simpaticamente ma poi ci veniva sempre in aiuto.
Odiava i vestiti scadenti, quelli tutti uguali e comprati online. Amava il bello, la cura, le vecchie maniere e gli orli fatti a mano.
Nella sua sartoria-laboratorio il tempo si fermava e invitava anche noi clienti-persone di casa in perenne affanno a rallentare. La sua bottega rimane un luogo che odora di cura e di storia, di pazienza e di confidenze tra donne.
La signora Pina era una rivoluzionaria, anacronistica: voleva riportare in auge i vecchi mestieri e gli abiti iconici, eleganti, ben fatti. Durante l’estate organizzava corsi di uncinetto e ferri per le bambine, ed era sempre una magia. Ricordava le mie nonne operose e fattive che insegnavano vivendo.
Ciao signora Pina, fai buon viaggio, noi continueremo a tenerti nei nostri armadi e nel nostro cuore.

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