La lettera dell’avvocato atterrisce e punisce. Sancisce l’inizio ufficiale della fine di un Amore.
Vedere nero su bianco le richieste del partner, una volta amato, che contengono il progetto di abbandono definitivo del matrimonio.
La missiva del legale fa sprofondare i coniugi – entrambi – nel baratro della paura dell’abbandono: le sabbie mobili che precedono un addio.
Avviene molto frequentemente che dopo le liti feroci, le incomprensioni e gli sgambetti, uno dei due abbia il coraggio di agire il conflitto.
Si reca dall’avvocato, lo cerca cattivo e spietato affinché gli garantisca un risarcimento per la sofferenza subita, gli partecipa l’insofferenza verso un partner ormai dall’estraneo sapore, i tormenti subiti, mette nero su bianco tutto quello che non gli sta più bene, e chiede la separazione.
Quando la lettera viene ricevuta, il partner più o meno ignaro, vive il suo contenuto come un affronto. Come la concretizzazione di qualcosa che pensava fosse impossibile da realizzare: la fine del loro matrimonio.
Così, talvolta succede che dopo la lettera dell’avvocato, che rappresenta il megafono delle loro incomprensioni, i coniugi incomincino a parlare. Ma questa volta davvero. La paura di perdersi regala loro la certezza di volersi ancora. Mossi da nostalgia per quello che erano e non sono più e dall’entusiasmo per quello che ancora possono diventare, si rimettono in cammino verso il legame smarrito. Si interrogano su loro stessi, sulla loro unione, sulle motivazioni profonde che li hanno portati sin li. E spesso, ricominciano ad amarsi.
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