Con questa frase, una mia paziente termina la sua seduta della scorsa settimana.
Donna reduce dalle macerie del suo matrimonio, conclusosi alle porte della Pasqua appena trascorsa.
Quando un amore muore, scatta la caccia alle streghe nel tentativo di trovare il colpevole: del danno, del tradimento, del declino o dell’abbandono.
E invece lei, la mia paziente, senza vittimismi e manipolazioni, ha guardato dentro di sé e dentro la coppia, invece che altrove.
Ha analizzato le sue mancanze, i suoi no, ni, dopo, domani, forse, ho mal di testa, non lo so. Ha guardato negli occhi le macerie della sua coppia. Ha spalato i detriti nel tentativo di guardare meglio e in profondità. Non si è risparmiata, non ha avuto paura, non ha proiettato sul fato, sull’altra, su di lui la sua infelicità. Non ha magari io disagio, glissato, compensato. Si è fermata a sentire, a cuore spalancato.
Si è sbracciata con tutta la forza e lealtà che aveva in corpo.
Ha tentato di essere onesta con il suo dolore e con i suoi bisogni negati e silenziati. Ha ripensato alle sue rinunce, a quante volte si è sentita invisibile, negata, ignorata. Alle volte in cui sarebbe voluta andare in montagna e invece si ritrovava al mare, e faceva finta di essere a suo agio e anche contenta. A quante volte ha dovuto indossare gli abiti e il cuore della festa e andare a cena fuori con persone che non avrebbe mai voluto ascoltare, e invece avrebbe voluto il suo pigiama e la sua pizza integrale preferita. Da sola, sul divano, con i suoi cani. Ha pensato a quel concerto mai visto. A quella mostra in compagnia ma in realtà era da sola. A quelle vacanze oltre oceano in cui ha sentito la solitidine più straziante, quella che si prova quando si vive (male) in coppia. Ha ripensato alla punizione del silenzio che riceveva a settimane alterne. Agli orgasmi recitati, alla noia sotto le lenzuola, a quel senso di dovere che aveva ormai abbracciato tutto. Alla sua fame di baci.
E poi ha deciso.
La felicità è una scelta, non si può scegliere di vivere a metà e sperare di essere felici.

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1 Commento. Nuovo commento

  • Mai come in questo momento questa “fotografia” è la mia “fotografia”. Mi merito di volermi bene e di essere felice! Ci vuole coraggio m diversamente si muore dentro.
    Grazie Dottoressa per le sue riflessioni ed i suoi pensieri.
    Carmensita

    Rispondi

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