La giornata inizia di fretta, e prosegue di fretta. Chi fa colazione e chi dorme. Chi fa la doccia e chi rimane a dormire. Chi porta fuori il cane, chi un figlio a scuola.
Chi rincasa per pranzo e chi pranza a lavoro, sempre in differita temporale e sempre di fretta. Scende la sera che dovrebbe concedere l’asilo emotivo di un incontro.
Il tempo rallenta e si dilata, dovrebbe trasformarsi in un abbraccio per la coppia che si ricongiunge: non sempre avviene e non sempre la dispensa dal loro tanto caro fuso orario interno. Chi va a letto prima perché stravolto dalla giornata, chi rimane a guardare la televisione e dormicchia sul divano.
Chi, ammanettato al senso del dovere, rimane davanti al computer per un tempo infinito, e chi va a leggere in un’altra stanza.
La coppia con il fuso orario interno è una coppia che funziona dal punto di vista degli impegni e delle cose da fare, ma è decisamente depotenziata dal punto di vista del sentire profondo e condiviso.
Sono coppie abitate da una sorprendente resistenza all’incontro, più precisamente specializzate nell’arte del non incontro.
Fieri del proprio fuso orario, si impossessano dei loro spazi in casa, difendendoli a spada tratta. Tra simbiosi e separazione, tra il fuso e il rischio di jet lag, come quando si rientra da un viaggio intercontinentale, c’è un luogo incantato: la giusta distanza dal mondo dell’altro, che non sempre corrisponde alla giusta distanza dalla stanza dell’altro.
È quel luogo affascinante dove si può amare ed essere amati, senza smarrire il fascino a favore dell’eccesso di vicinanza e di confidenza.
I due nemici più grandi dell’amore.

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