Dopo due anni senza cinema sono andata a vedere 007, “No Time To Die”. Lashana Lynch, bellissima donna di colore, è il primo agente 007. Donna e nera.
Mi aspettavo di trascorrere due ore di magia, incantata da quell’atmosfera inglese, un po’ chic, un po’ snob, fatta di cieli grigi e segreti di stato, di palazzi antichi ed eleganti e di abiti svolazzanti e da sera, di bottiglie di rum e di bicchieri di cristallo. Di Miss Moneypenny perdutamente innamorata di un algido e un po’ narciso James Bond, sempre un po’ ingessato dentro i suoi affascinanti abiti grigi e camicie bianche.
Insomma, le solite dinamiche a cui siamo affezionati, e che regalano quella dimensione identitaria e unica a James Bond, un personaggio-mito immaginario creato nel 1953 dallo scrittore britannico Ian Fleming.
Il bel tenebroso, colto e raffinato, interpretato da Daniel Craig, degno seguace dei suoi autorevoli predecessori: Sean Connery, Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan.
Il suo aplomb è indiscusso e il suo carisma si nutre di una buona dose di anaffettività, tanto quando basta per sedurre, abbondanti dosi di narcisismo; il tutto “agitato non mescolato” da una dose massiccia di delirio di onnipotenza. Un cocktail meravigliosamente affascinante e unico, che si tramanda di generazione in generazione.
La trama del film è ingarbugliata, tratta di armi chimiche, dei soliti complotti che riguardano le alte sfere, la solita lotta tra buoni e cattivi, il tutto ambientato in luoghi incantevoli. I protagonisti sono tutti bellissimi ed elegantissimi, come sempre.
A un certo punto, esattamente come i cavoli a merenda, mi ritrovo a dovere fare i conti con la nuova, inaspettata, 007.
Una donna bellissima, nera, acerrima rivale del nostro affezionatissimo James Bond, che entra a gamba tesa immaginando di spazzare via decenni di storia e di destabilizzare il nostro immaginario collettivo.
Uno scenario davvero inedito.
E per di più alla fine del film il nostro eroe non fa proprio una buona fine.
Amo le donne, l’Africa e le donne nere e coraggiose. Quindi sia ben chiaro che il mio non è un discorso sessista o di razzista.
Questo nuovo 007, semplicemente, ha disturbato il mio immaginario. Ero affezionata a quell’uomo apparentemente algido e anaffettivo che salva il mondo dai cattivi, elegante e tremendamente inglese (uomo e inglese da sempre).
Che capitola davanti al fascino di una donna, che la salva anche a costo della sua stessa vita, regalandoci romanticismo e sogni.
Questa bellissima donna nera avrebbe potuto incarnare qualunque altro ruolo ma non quello di una James Bond donna, e non avrebbe dovuto avere un futuro più roseo del nostro eroe.
Mi è sembrato un tentativo mal riuscito da parte del regista di mettere in scena il solito copione del politicamente corretto, ma a me è sembrato un minestrone maldestramente assortito dove i ruoli si sono fusi e confusi e hanno perso di fascino, di storia e di identità.
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3 Commenti. Nuovo commento
Salve Dottoressa, la seguo oramai da tanto e adoro leggerla. La scelta di Lashana Lynch come 007 secondo me è stato un bel espediente narrativo che ha spiazzato tanti, sono felice però che lei non si sia unita al coro di quelli che vorrebbero Bond donna o peggio ancora (narrativamente parlando) gay. Per fortuna prima della missione finale il titolo di 007 viene di nuovo assegnato al nostro amato Bond.
Un film che ci ha spiazzati tutti, e direi che và considerato non come il 25esimo della saga, bensì come il quinto capitolo che completa l’era Craig.
Personalmente ho adorato il film (visto 2 volte, per ora) ma mi ha lasciato quel sapore dolceamaro in bocca che di certo,come lei, non mi aspettavo dalla saga.
Un saluto.
Concordo con quanto scrive la Dott.ssa Randone.
Ho visto ieri, per la prima volta, il film; mi ha lasciato con molta malinconia. Impegnarsi per affermare i valori come l’uguaglianza non deve necessariamente significare uno stravolgimento della storia del cinema.
Ormai il cinema è prono al Politically Correct. Quando si avrà la versione nera e/o LGBTQIA2S+ di Robin Hood, Robinson Crusoe e Sherlock Holmes ?